Ci sono stati mesi di silenzi, avvocati e carte bollate. Ma adesso è ufficiale: Enrico Cardile ha cominciato a lavorare con la Aston Martin. La sua presenza al campus tecnologico di Silverstone era attesa da oltre un anno, da quando era stato annunciato il suo passaggio da Maranello a Silverstone, in quello che fu un piccolo terremoto per la Scuderia.
A rallentarne l’arrivo è stata una battaglia legale innescata proprio dalla Ferrari, che aveva ottenuto dal Tribunale di Modena il blocco immediato di qualsiasi attività lavorativa tra Cardile e la nuova squadra.
Ferrari aveva parlato apertamente di “violazione dell’accordo di non concorrenza” e di “danno irreparabile” derivante da un possibile vantaggio tecnico anticipato per il team di Lawrence Stroll. Ma ora la questione è chiusa: Cardile ha finalmente preso il suo posto come Chief Technical Officer, pronto a guidare il reparto tecnico insieme ad Adrian Newey.
Un’accoppiata dal potenziale altissimo: da un lato l’ingegnere italiano che ha contribuito a progettare quanto di buono abbiamo visto sulla Ferrari 2022-2023, dall’altro il genio aerodinamico che ha scritto la storia della Formula 1 moderna. E intorno a loro un ecosistema che sta crescendo giorno dopo giorno.
Perché la Aston Martin versione 2026 non è più un sogno ambizioso, ma un progetto concreto e con tutte le carte in regola. Il team può contare ora sulla più avanzata galleria del vento del Circus, completata nel nuovo AMR Technology Campus, e su una struttura interna arricchita dai migliori ingegneri in circolazione. A completare il puzzle c’è il nuovo motore Honda ibrido per il 2026, evoluzione di quello che ha permesso alla Red Bull di vincere 3 mondiali costruttori.
E al volante? Fernando Alonso. Un campione del mondo, un leader, uno che ha già dimostrato – anche nel 2023 – di saper guidare lo sviluppo di una vettura verso il vertice, e di essere ancora affamato di vittorie.
Per Stroll e il suo progetto, il 2026 è il momento della verità. Con i mezzi migliori, le menti migliori e un partner motoristico vincente, non ci saranno più scuse.
Leggi anche: Aston Martin F1 vale 3.2 miliardi: il «giocattolo» di Stroll è un progetto maestoso