Che Lewis Hamilton avrebbe subito il colpo del passaggio in Ferrari era una notizia scontata, ma nessuno aveva previsto le difficoltà che il campione sta vivendo. Da quel primo GP a Melbourne sono passati altri 13 weekend di gara, diverse soluzioni, test, briefing e aggiornamenti, però il britannico non ha ancora trovato la quadra con la SF-25, e verrebbe da dire anche con tutta la squadra. Il distacco con Charles Leclerc non è diminuito, anzi a volte è persino aumentato, creando un circolo vizioso che trascina in basso il sette volte iridato.
Per spiegare questo fenomeno ci sono poche certezze e diverse ipotesi: da un lato il pilota ha sempre faticato con le vetture a effetto suolo, dall'altro si sta ambientando a un nuovo metodo di lavoro dopo 12 anni nello stesso ambiente. Ma quello che emerge da questa prima parte di stagione è che Hamilton, di fondo, non ha ancora capito l'Italia e la Ferrari. C'è stato un episodio che è passato abbastanza in sordina, ma che dimostra il cambio di cultura: durante un intervento in Fanzone al GP d'Austria, il pilota ha detto "In Italia si prendono un'ora di pausa pranzo", come se fosse un elemento inconcepibile. Tralasciando gli eventuali stereotipi sulla cucina italiana, questo gesto è l'emblema di come lui non si sia ancora adattato ai nuovi ritmi, e che forse non vuole nemmeno adattarsi, preferendo dettare i suoi ritmi.
Nel corso degli ultimi due, critici weekend, è emersa sempre di più la distanza che Hamilton vive dal mondo della Ferrari. In Belgio, il campione si è presentato in conferenza stampa dicendo di aver stilato dei report da consegnare alla squadra. Stando a quanto riportato dalla Gazzetta dello Sport, gli argomenti sarebbero le modifiche alla vettura, i metodi di lavoro, la comunicazione tra i reparti e la gestione delle gare. Un'affermazione che aveva causato molto clamore, sebbene sia qualcosa che tutti i piloti fanno in privato, nei briefing con i team; esporre la questione ai media è stato come affossare il lavoro delle migliaia di persone a Maranello.
In Ungheria, poi, c'è stato quel criptico "Dietro stanno succedendo cose…" lasciato a mezz'aria, detto alla stampa al termine della corsa, che ha lasciato aperte molte speculazioni. Forse l'unico aspetto che lo turba e lo deconcentra è il grande peso della Ferrari, l'essere un'azienda molto forte, di lusso, nota in tutto il mondo. Il che implica avere una politica molto complessa, che negli ultimi anni ha notoriamente causato grattacapi e mietuto vittime. Un'organizzazione alla quale Lewis non sembra ancora essersi adattato, ma che è la normalità (purtroppo) nel nostro Paese. L'unico rimedio a queste difficoltà è il tempo e l'abitudine, cose che scarseggiano nel rapido mondo della Formula 1. Questi ultimi appuntamenti dell'anno saranno cruciali per rodare il futuro del campione, la cui unica speranza risiede nel 2026. Da affrontare forse a mente più aperta.
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