05/09/2025 20:00:00 Tempo di lettura: 3 minuti

Una storia romantica, di altri tempi, che oggi torna sotto i riflettori con la nuova campagna di Barilla lanciata in occasione del Gran Premio d’Italia a Monza. Il marchio parmense, diventato da aprile partner ufficiale della Formula 1, ha scelto di raccontare la storia di Luigi Montanini, detto “Pasticcino”.

Siamo nel 1979, quando Pasticcino si ritrovò a cucinare nei paddock della massima serie, unendo con un piatto di pasta meccanici, ingegneri e piloti di qualsiasi scuderia. La domenica, come in un pranzo di famiglia, tutti insieme prima di “suonarsele in pista”. Un’immagine scelta per rappresentare la campagna globale “Come in famiglia”, destinata a girare il mondo partendo proprio dal circuito brianzolo.

Il racconto non è del tutto nuovo ai nostri lettori: ne avevamo già parlato in passato in un’intervista esclusiva a René Arnoux, quando ricordava con affetto il legame con Gilles Villeneuve. “Ci conoscevamo da tempo, ci invitavamo a pranzo a vicenda: lui mi diceva di andare a mangiare la pasta alla Ferrari ed io lo invitavo a mangiare in Renault il giorno dopo: sempre insieme a pranzo nei weekend di gara. C’era una bella amicizia, ci conoscevamo bene”. 

Ilaria Lodigiani, chief category and marketing officer di Barilla, spiega così il messaggio della campagna: “In Barilla abbiamo sempre creduto che la pasta sia molto più che cibo: è un modo per creare vicinanza, ovunque ci si trovi. Abbiamo scelto di aprire la nostra nuova campagna con la storia di Pasticcino non solo perché è un aneddoto affascinante, ma perché è una parte vera dell’italianità. Una storia che dimostra come il cibo, anche in un luogo inaspettato come il paddock della Formula 1, possa trasformare gli sconosciuti in una famiglia. Riflette qualcosa di profondamente radicato nella nostra cultura e nello scopo di Barilla da quasi 150 anni”.

Agli albori della Formula 1 non esistevano le hospitality, ricordiamo gli eccentrici e lussuosi banchetti di lord Hesketh, ma in realtà i pranzi corrispondevano a qualche panino freddo. Finché Pasticcino non iniziò a servire piatti caldi sui cofani delle auto: 

"Venivano da me come se stessero arrivando a casa della madre. Si sedevano. Per un po', la pista, la rivalità, la competizione, tutto era scomparso. E tutto ciò che contava era un piatto di pasta e le risate di un momento condiviso", ricorda Pasticcino

Qualche settimana fa Hamilton parlava della pausa pranzo alla Ferrari come qualcosa di "diverso", di rituale, quasi sacro, qualcosa a cui non era abituato. Barilla in questi giorni rilancia la storia di Pasticcino come simbolo di italianità, capace di trasformare una pausa pranzo nel paddock in un momento di umanità condivisa, forse sarà utile anche a Lewis per capire qualcosa in più delle nostre tradizioni.


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