Al già negativo fine settimana brasiliano - concluso con un doppio ritiro - in casa Ferrari ci ha pensato John Elkann a rendere ancor più pesante l'atmosfera con delle dichiarazioni alquanto discutibili: "I piloti si concentrino a guidare e a parlare meno"; inultile dire che questa frase ha scatenato sgomento tra stampa e tifosi.
Il Presidente della Rossa ha inoltre paragonato il trionfo nel WEC al disastro Formula 1 (due categorie diverse che più diverse non si può), un qualcosa che non fa altro che - ormai va detto - "smascherare" quella che è un'attitudine tristemente scollegata dalla realtà, nonché priva di passione. Esattamente ciò che spinse Enzo Ferrari a creare un marchio che identifica nel suo colore il simbolo di quella stessa passione; quella stessa passione che i Tifosi manifestano in ogni parte del Mondo, non solo a Monza e Maranello. Quella stessa passione che nello sport è a dir poco fondamentale e che dovrebbe essere alla base di ogni progetto e/o decisione.

Il vero scandalo non è che Ferrari non vinca dal 2008, bensì che non sia più in grado di comprendere perchè perde: possiede le persone e le strutture per puntare al vertice, ma ha al contempo smarrito il coraggio di guardarsi dentro e la conseguente capacità di autocritica.
Questa volta nell'occhio del ciclone sono finiti Hamilton e Leclerc che - dal canto loro - hanno replicato restando fedeli all'eleganza che li contraddistingue, ma tra le righe il messaggio di Lewis e Charles è chiaro: i piloti stanno proteggendo la Ferrari meglio del suo stesso Presidente, il quale ha preferito puntare il dito piuttosto che guardarsi allo specchio. Perchè, in fin dei conti, a Maranello quando non si vince la responsabilità del fallimento è sempre degli altri.
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