Il pulsante verde
Non sappiamo se il pulsante magico sul volante di Hamilton sia veramente verde; in realtà non sappiamo nemmeno se sia un pulsante vero e proprio. Potrebbe essere benissimo una pillola, ma sarebbe comunque verde perché verde è il colore di chi...

13/10/2016 15:12:30 Tempo di lettura: 5 minuti

Non sappiamo se il pulsante magico sul volante di Hamilton sia veramente verde; in realtà non sappiamo nemmeno se sia un pulsante vero e proprio. Potrebbe essere benissimo una pillola, ma sarebbe comunque verde perché verde è il colore di chi ha un travaso di bile e il riferimento non è solo per i due Ferraristi, ma per chiunque abbia sacrificato anche la domenica mattina nella speranza di sentire, almeno una volta, una musica diversa.

Accade invece che Hamilton (voto 5), partito come sempre da cani, si ritrovi a sovvertire le regole dei giochi dapprima rintuzzando gli attacchi di un Raikkonen (8) che si era immolato nell’undercut, e poi prendendo letteralmente a pesci in faccia, con le gomme di legno, la rossa che montava le scarpe da cerimonia. Una simile situazione di impotenza vissuta già a Singapore nel 2013, quando lo stesso Vettel (7), con la Red Bull, stampava dei giri più rapidi di due secondi e mezzo rispetto al secondo, vanificando quella che per una volta è stata una buona strategia della scuderia di Maranello. Certo serve a poco imbroccare la giusta tattica quando entrambi i tuoi piloti vengono arretrati sullo schieramento: e se poco si poteva fare per il tedeschino, causa dei propri dolori, la sostituzione del cambio di Iceman è stata l’ennesima tappa della via crucis di un annus horribilis.

Una volta raggiunto Verstappen (9) (soprattutto grazie a quella difesa di Prostiana memoria) il nostro eroe ha spento il turbo: onestamente speravamo di vedere del fumo uscire dagli scarichi della Mercedes, ma questa volta la buona sorte ha sorriso all’inglese che ha potuto riproporre la magic map proprio nei due passaggi finali. Il secondo posto sarebbe stato sin troppo generoso per il campione in carica, il cui trono vacilla sempre più violentemente sotto le scosse portate da Nico Rosberg, un vero e proprio ariete con la testa ben salda sulle spalle. La splendida pole position di ieri è stata coronata nel modo più giusto, la vittoria numero 23 che lo porta a pari merito con sua maestà Nelson Piquet e soprattutto gli garantisce 33 punti di vantaggio a quattro GP dal termine. Tradotto significa una gara in meno per il tedesco e una pressione in più per Hamilton che quindi non è più certo di arrivare in testa nemmeno vincendo tutte le corse rimanenti.

Chi invece non deve più fare i conti è proprio la squadra di Stoccarda (10 e lode) che conquista aritmeticamente il terzo titolo costruttori consecutivo e allo stesso tempo è certa che il trofeo dei piloti finirà a uno dei suoi scudieri. Una supremazia davvero imbarazzante, testimoniata una volta ancora dalla facilità con cui Hamilton ha seminato gli avversari in caso di necessità e che fa capire quanto sia urgente correre ai ripari per interrompere questo dominio. La Red Bull (9) è l’antagonista più accreditata: con due piloti in gamba (anche se Ricciardo (6) oggi è parso un po’ sottotono) e una progressione mostruosa dimostrata negli ultimi mesi può seriamente ambire a tornare la capogruppo nel 2017, soprattutto con il nuovo motore Renault che dovrebbe ridurre ulteriormente il divario con quello Mercedes.

La Ferrari (voto 2) invece è la solita valle di lacrime: anche questa volta fuori dal podio, ha dimostrato di non saper condurre un week-end privo di problemi: a volte a sbagliare sono stati i piloti, altre le strategie, altre ancora l’affidabilità. Per tornare sul carro dei vincitori bisognerà attendere ancora troppo tempo: sicuramente non sarà il 2017, e forse nemmeno il 2018. Menzione d’onore per la Force India, ancora a ridosso delle squadre che contano, e più in generale a tutte le rimanenti scuderie, visto che il GP del Giappone ha visto tutti e 22 i piloti tagliare il traguardo. Se la memoria non ci inganna anche questo è un record, uno dei tanti scritti sull’asfalto di Suzuka.

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