La F1 si appresta a sbarcare in Brasile, circuito storico che ha visto l’ultimo pilota Ferrari diventare campione del mondo (Kimi Raikkonen nel 2007), l’ultima gara in Ferrari di Michael Schumacher (2006, forse la più bella da lui mai disputata con una fantastica rimonta), e che ha visto anche Felipe Massa, sotto la pioggia e nel circuito di casa, vedersi sfuggire il titolo a 3 curve dalla fine a vantaggio di Lewis Hamilton (2008); per tutti questi motivi, val la pena, alla vigilia della corsa sudamericana, chiedersi se a Maranello abbiano fatto la scelta giusta a confermare entrambi i piloti per la prossima stagione.
Se guardiamo ai risultati, Vettel meritava la riconferma senza dubbio più di Raikkonen; nei 3 anni in rosso, ha conquistato 7 vittorie, con 4 pole-positions e 767 punti mondiali, contro le zero vittorie, con una sola pole position e 569 punti ottenuti, in 4 stagioni, da Raikkonen, che tra l’altro ha appena spento le 38 candeline, contro le 30 di Vettel; non proprio un investimento per il futuro insomma. In prospettiva dunque, la scelta di riconfermare il finlandese è quantomeno discutibile; premesso che la permanenza di Sebastian come prima punta sembrava logica, oltre a quella di Raikkonen c’erano almeno altre due opzioni; una squadra a due punte, senza prime o seconde guide, ma qui le scelte erano davvero limitate; Hamilton inarrivabile, Ricciardo sgradito a Vettel, Verstappen ancora un’incognita (e nemmeno lui gradito a Vettel).
Oppure si poteva prendere un giovane, già nell’orbita Ferrari (Leclerc o Giovinazzi) o anche no (Ocon), tutti piloti che presumibilmente, pur di guidare una rossa, avrebbero accettato si di buon grado il ruolo di “scudiero” di Vettel, ma dando nel contempo una ventata di entusiasmo al team e, presumibilmente, nuove motivazioni a Seb, senza contare le informazioni che poteva portare, per esempio un Ocon dalla Force India, forse la vettura migliore in assoluto in termini di efficienza aerodinamica. Invece la scelta di Maranello è stata la continuità.
A Raikkonen quest’anno sono state tolte due vittorie dal muretto, in modo dissimulato (Monaco) o esplicito (Budapest), per non parlare delle varie circostanze in cui ha dovuto dar strada al tedesco, ultimo esempio ad Austin. Considerata l’estrema sensibilità del carattere del finlandese, a dispetto del soprannome di Iceman, paradossalmente questi fatti dimostrano che Kimi ha già di fatto accettato il ruolo di seconda guida, consapevole probabilmente che in F1 nessuno gli proporrebbe più di guidare macchine competitive, e presumibilmente il suo rinnovo prende atto di questa realtà (realtà che di certo non dispiace a Vettel)
Queste considerazioni non sono nuove peraltro in Ferrari, dove Schumacher pretese per 10 anni di avere accanto compagni di squadra “morbidi”, come precondizione per la sua permanenza in rosso; e lo stesso Alonso era sempre entusiasta della presenza di Massa, molto meno di quella di Raikkonen, al punto da andarsene dopo una sola stagione. Ma se andiamo oltre gli equilibri interni al team, che a quanto pare a Maranello sono fondamentali, e guardiamo all’aspetto più strettamente agonistico, il titolo 2017 è sfuggito alla Ferrari per 2 motivi essenziali; i problemi di affidabilità, in Malesia e Giappone, e le carenze dei piloti, sotto forma di errori veri e propri, nel caso di Vettel, o di prestazioni discontinue e spesso deludenti, sia in prova che in gara, per quanto riguarda Raikkonen. Forse senza Kimi non rimaneva nemmeno Sebastian? Il rinnovo del primo arrivò 4 giorni prima di quello del secondo…coincidenza? Probabilmente si, ma resta il fatto che in Ferrari, a cominciare da Marchionne, con Arrivabene subito a ruota, nessuno ha mai criticato, nemmeno velatamente, i due piloti, e la riconferma è solo la logica e coerente conseguenza di questo pensiero.
La domanda è; quest’anno alla Ferrari è mancato il valore aggiunto dei piloti (eufemismo), nel 2018 la concorrenza proporrà Hamilton, Ricciardo, Verstappen (potenzialmente il nuovo Schumacher) e non dimentichiamo Alonso con la McLaren-Renault…e a Maranello lasciano la squadra cosi com’è?