L'ultimo GP di Monza ha regalato a tutti gli appassionati una delle gare più belle ed imprevedibili degli ultimi anni. Per ritrovare un podio in cui non fosse presente almeno un pilota appartanente ad un top team, dobbiamo risalire al 2012. Ci voglio esattamente 8 anni per ritrovare una situazione simile e nel trambusto di una gara folle, emerge tutto il talento di un pilota che sambrava perso, Pierre Gasly. Francese, 24 anni, vive a Milano da poco più di un anno, corre per un team italiano e vince il suo primo Gp in carriera a Monza. Una vittoria che sa di rinascita per un pilota che ha fatto della resilienza la sua miglior qualità dopo le difficoltà che ha affrontato nella sua carriera.
Fa il suo esordio in Formula 1 nel 2017 a mondiale già iniziato, al volante della Toro Rosso, sostituendo l'attuale compagno di squadra Daniil Kvyat. Le buone prestazioni ottenute al termine della stagione, gli valgono una riconferma anche per l'anno successivo. Anno in cui Gasly riesce ad esprimere tutto il suo pieno potenziale, tanto da conquistarsi in poco più di un anno, l'ambita chiamata in Red Bull. Proprio in questo momento, quando i sogni ed i sacrifici di una vita sembrano materializzarsi, che cominciano le difficoltà. Le sue prestazioni con la Red Bull da subito sono molto precarie, fatica ad adattarsi alla macchina, i punti sono pochi e il confronto con il compagno di squadra Max Verstappen è umiliante. La situazione si complica a tal punto che i vertici del team, ad Agosto 2019, qualche mese dopo la sua promozione, optano per l'immediata retrocessione del pilota al team satellite Toro Rosso, poi diventato Alpha Tauri. Un colpo che di per sé avrebbe steso chiunque e che di fatto, in un mondo competitivo come la Formula 1, spesso si tramuta in un impossibilità futura di poter approdare in un top team, nonché a volte di totale uscita dal circuito della F1.
Proprio nei giorni succesivi alla sua retrocessione, c'è un tragico evento che lo affossa ancora di più. Il 31 Agosto, sul circuito di Spa In Belgio, in seguito ad un clamoroso impatto, a soli 22 anni muore il piloti di Formula 2 Anthoine Hubert. I due, entrambi francesi, amicissimi sin da piccoli, avevano approcciato insieme al mondo del motorsport. Un'amicizia che durava da 14 anni. Gasly dunque, in quell'autunno, a detta sua si trova ad affrontare il periodo più difficile della sua vita. Oltre a dover superare la triste scomparsa dell'amico, si ritrova a dover ricostruire una carriera che sembra improntata ad una tremenda ascesa.
Caratterizzato da una grande forza d'animo, il francese si prende una parziale rivincita nella penultima gara di quell'anno, dove retrocesso da qualche gara, in Brasile, a seguito di una gara rocambolesca si piazza al secondo posto, ottenendo così il suo primo podio in carriera in F1. Incredibilmente, la retrocessione sembra quasi avergli fatto meglio della promozione, prima in Toro Rosso e poi in Alpha Tauri le cose migliorano sempre di più, riacquista la fiducia e la velocità dei giorni migliori. Tutto merito del duro lavoro come lui stesso sottolinea. La rinascita culmina poi con l'incredibile vittoria del Gran Premio d'Italia, dove arriva un momento in cui probabilmente il destino ha deciso di ridargli qualcosa, e lui con grande prontezza non si lascia scappare l' opportunità. Una vittoria di grinta, cattiveria e abilità, arrivata anche al termine di una gara dove tutto si è allineato perfettamente per lui. Infatti, è successo di tutto, la penalità ad Hamilton che ha tolto all'inglese una vittoria abbondantemente in tasca, e la bandiera rossa che ha dato vita ad una seconda ripartenza dalla griglia, dove ha visto Gasly scattare dalla 3 posizione. Una vittoria cercata e a lungo bramata dunque, dove non basta la fortuna ma ci vuole anche tanto talento e Pierre ha dimostrato di averne. Bravo.
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