La stagione 2022, purtroppo, si concluderà per il quattordicesimo anno consecutivo senza un titolo iridato per la Ferrari. Dopo un inizio sfavillante, con due vittorie nelle prime tre gare, il team italiano non è stato in grado di offrire una costanza di rendomento tale da riuscire a contrastare la Red Bull. Negli ultimi cinque GP, in particolare, il predominio degli uomini di Milton Keynes si è rivelato netto e schiacciante. Eppure la F1-75 nata a Maranello per larghi del campionato tratti sembrava essere la vettura migliore in pista.
Cosa è andato storto e quali possono essere le soluzioni per il futuro? Ne ha parlato Luca Cordero di Montezemolo, colui che ha preso per mano la Rossa nel 1991 e l'ha portata alla conquista di 6 titoli piloti ed 8 costruttori. L'ex presidente, intervistato da L'Equipe, si è soffermato, nel dettaglio, sull'attuale dirigenza, su Mattia Binotto e sulla scottante questione delle gerarchie tra i piloti. Di seguito un estratto delle sue dichiarazioni riportate da Scuderiafans.com.
Nel corso dell'intervista, a Montezemolo è stato chiesto un parere sul fatto che il presidente John Elkann e l'amministratore delegato Benedetto Vigna non siano molto vicini al team di F1. Al che l'ex boss ha risposto:
"La Formula Uno è molto speciale. Solo perché sei stato un buon manager o nel marketing non significa che sarai altrettanto bravo in F1. In questo sport servono passione e dedizione. Devi esserci ogni giorno e ogni sera. Devi fare molta politica per supportare la tua squadra, perché gli altri lo fanno. Devi essere forte per resistere e mantenere i tuoi uomini".
Un altro tema che ha fatto molto discutere nell'arco della stagione (e continua a farlo) è quello delle scelte strategiche sbagliate dalla Ferrari nei momenti topici delle gare. Quando a Montezemolo è stato interrogato sull'argomento, ha così risposto:
"Errori? Ai miei tempi li abbiamo fatti anche noi, così come Mercedes e Red Bull. È solo che la Ferrari è molto più esposta ai media. E non perdoniamo nulla alla Ferrari perché è la Ferrari. Mattia Binotto ha l'intelligenza per proteggere sempre la sua squadra. È lui che prende i proiettili piuttosto che smascherare i suoi uomini. Devi capire perché si sono verificati questi errori e correggerli. Binotto è un ottimo direttore tecnico, ma gestire il Reparto Corse Ferrari è diverso".
Sulla possibilità di cambiare team principal, invece, ha affermato:
"Non spetta a me dirlo. La Ferrari fa parte della bandiera italiana. È un monumento nazionale. Prima di arrivare a Jean Todt nel 1993 ci ho pensato a lungo, al momento è stata una scelta che ha fatto molto rumore sui media. Se dovessi trovare un nuovo boss, cercherei ovunque e non solo in Formula 1. Cercandolo in Red Bull o Mercedes, il problema non sarebbe risolto. Dobbiamo reinventarci, creare una nuova dinamica. Non dimentichiamo che la Ferrari ha appena costruito un'auto molto, molto competitiva. E una sola persona non vince i campionati. È uno sport di squadra".
Infine, riguardo la scomoda questione delle gerarchie tra i piloti, ha chiosato:
"Preferisco non parlare delle polemiche perché ho un'opinione diversa sulla questione. Ai tempi di Michael (Schumacher, ndr) volevo un pilota molto forte e un secondo pilota".
Leggi anche: TERRUZZI: «FIA LENTA, ARROGANTE E APPROSSIMATIVA. È F1 D'INTERESSE, FORSE AI TEAM VA BENE COSÌ»
Leggi anche: LA FIA RICHIEDE UNA RIUNIONE STRAORDINARIA, HORNER: «SENSAZIONE DI AVER COMMESSO UN ERRORE»
Foto interna: Scuderia Ferrari