Ogni stagione di Formula 1 inizia sempre con le stesse promesse e, tra queste, quella immancabile riguarda la rivalsa della Ferrari. Ed altrettanto immancabilmente arriva, dopo qualche Gran Premio, la classica canzonatura: anche quest’anno si vince il prossimo.
Per il 2023 l’attesa per tale scherno è stata brevissima: in Bahrein la Red Bull ha subito messo in chiaro che non ce ne sarà per nessuno. Verstappen (10) e Perez (8), hanno guidato con il braccio fuori dall’abitacolo, unici in grado di far durare le gomme morbide per migliaia di chilometri senza degrado.
Alle loro spalle si è classificato il barlume di speranza di questa stagione già segnata, la stella di Hokuto che brilla sopra i brandelli a cui minacciano di ridurre gli avversari le monoposto di Adrian Newey. L’eterno Alonso (10 e lode), dopo una vita di scelte sfortunate, sembra infine aver pescato la carta buona. Forse non per vincere il mondiale, ma per togliersi qualche soddisfazione, almeno in questo inizio di campionato in cui gli aggiornamenti arriveranno con il contagocce.
Oggi sicuramente se ne è tolte tante, il nostro adorato Nando, mettendosi dietro il futuro e il presente dell’automobilismo inglese, e issandosi sul gradino più basso del podio dopo avervi scaraventato giù il connazionale con la tuta rossa. Che gara, che sorpassi, che gioia nel vederlo tornare sul podio dopo tanti anni di bocconi amari. Speriamo che non sia un fuoco di paglia e, se proprio deve esserlo, che ci sia ancora un pizzico di fortuna in più che gli permetta di aggiornare il palmares alla voce vittorie.
Leclerc (10), non si capiva bene cosa ci facesse in seconda posizione a metà gara, ma ha alzato bandiera bianca dopo quaranta giri. Fortuna che a Maranello avevano lavorato sull’affidabilità: quello del monegasco è stato l’unico ritiro della gara (oltre a quello del debuttante Piastri) per motivi tecnici. Sainz (6) è arrivato a 50 secondi dal primo, ma sino a quel momento era stato preso "a pesci in faccia" dal suo compagno di squadra, più “rapido” (o sarebbe meglio dire meno lento) di circa mezzo secondo a giro. Per la Ferrari una paurosa involuzione che la proietta in un’ennesima stagione da purgatorio.
Non che in casa Mercedes se la passino molto meglio: ci ha pensato Hamilton (6) a salvare il salvabile, ma il mancato sorpasso su Sainz non è perdonabile per un campione della sua caratura. Peggio ancora Russell (5), incapace di tenersi dietro uno Stroll (8) tenuto insieme con lo scotch e ciononostante splendido esempio di resilienza e concentrazione.
Bottas (7) porta punti buoni alla causa Alfa Romeo, anche se nel finale ha dovuto vedersela con il poderoso rientro di Gasly (8), che si è ritrovato strada facendo, dopo un inizio da incubo. Chiude la zona punti il fenomenale Albon (8), con una Williams che ha trovato il bandolo della matassa, se è vero che il suo compagno, il debuttante Sargeant (7) ha chiuso dodicesimo, alle spalle della prima AlphaTauri di Tsunoda (5).
Malissimo le Haas, nonostante la superqualifica di Hulkenberg: il 13mo e 15mo posto non possono rendere contento Guenther Steiner.
Ancora peggio le McLaren: di Piastri (sv) abbiamo già detto, ma anche Norris (7) ha vissuto una domenica di passione (ultimo classificato), nonostante abbia provato con tutte le sue forze a tenere in piedi la baracca.
Un’ultima parola per il karma (10) che ha voluto presentare il proprio conto a Mr Modestia Ocon (1). Per lui una gara d’inferno, iniziata con un errato posizionamento in griglia di partenza (questione di millimetri), il mancato rispetto della conseguente sanzione che ne ha generata una più pesante e persino il superamento del limite di velocità nella corsia dei box. Intanto il primo round con Gasly è perso. Sperando che anche i successivi seguano lo stesso trend.
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