La F1 è un ambiente con la “memoria cortissima”. Se un giorno un pilota è sugli scudi, osannato per il coraggio e la capacità di andare oltre i limiti della macchina, è possibile che solo una settimana dopo, lo stesso pilota, finisca sulla griglia delle critiche per aver provato a fare lo stesso, commettendo però un errore.
È questo il caso di Leclerc, che si è preso la gloria di due pole position e due podi a Baku sfiorando i muretti e tirando fuori dalla SF-23 decimi che non aveva, mentre adesso da più parti viene fortemente criticato per l'errore che gli è costata una possibile, ma altrettanto improbabile pole a Miami, considerando che anche il compagno ha dichiarato che la Ferrari non aveva la possibilità di fare meglio del terzo posto.
Andando oltre l'incoerente ed inutile tribunale mediatico, non bisogna però neanche dimenticare o tralasciare i numeri, le statistiche e i precedenti storici di questo sport che spesso comunicano realtà ben più importanti.
L'ex direttore della Ferrari Cesare Fiorio, uno che a questi aspetti ha sempre affidato il suo operato e che conosce molto bene l'ambiente della F1, qualche anno fa aveva paragonato Leclerc a Fernando Alonso, ritenendo lo spagnolo meno incline agli errori rispetto al monegasco, quando viveva una situazione simile come pilota Ferrari.
Alonso ha iniziato a correre con la Ferrari nel 2010, sfiorando la vittoria del Campionato del Mondo nel primo anno, ma tutti probabilmente ricordano l'ultima gara ad Abu Dhabi, quell'errore che lo bloccó dietro a Vitaly Petrov e che non gli permise di arrivare alla vittoria. Alonso ebbe un'altra opportunità nel 2012, anche questa sfumata, e poi lasciò la Ferrari alla fine del 2014.
Leclerc è arrivato a Maranello nel 2019, scalzando rapidamente il quattro volte ex campione del mondo Sebastian Vettel dallo status di numero uno della Ferrari (anche lui vittima del peso della tuta Rossa), grazie a prestazioni impressionanti che gli valsero anche due vittorie nella stagione di esordio e la pesantissima etichetta di "predestinato". Un peso che in diverse occasioni lo ha portato oltre i limiti della macchina, alla ricerca di quei risultati che l'ambiente si aspettava da lui, commettendo errori che hanno contribuito ad un andamento fortemente altalenante della sua esperienza con la Rossa, e ultimamente anche con i suoi tifosi.
Il pilota monegasco ha tentato di ridurre il numero di errori, facendo anche forte autocritica in tal senso, ma le parole di Fiorio sembrano più che mai attuali, così come il confronto con Alonso che secondo lui da questo punto di vista riusciva ad essere un pilota migliore.
"Il paragone con Alonso mi sembra un po' sproporzionato perché Leclerc, pur essendo molto forte e in grado di far segnare tempi incredibili al di sopra delle possibilità della vettura, commette ancora degli errori. Alonso all'epoca ne commetteva di meno"
Fiorio, che è stato direttore della Ferrari tra il 1989 e il 1991, aveva commentato positivamente anche il lavoro di Sainz, la cui costanza sarebbe una "garanzia" importante per la Ferrari: "Secondo me Sainz è molto forte e già in gara è forte come Leclerc. È sicuramente un pilota che è una garanzia."
Quale è quindi il miglior approccio, per un pilota e per la Ferrari? La realtà è che guidare per la Ferrari non è come guidare per un'altra scuderia, e quando la macchina non ha i mezzi per lottare per la vittoria un pilota di talento proverà comunque a spingere al massimo, prendendo grandi rischi, con relative altalenanti glorie e critiche. Nel nostro piccolo però vorremmo dare un consiglio a Leclerc, un semplice invito ad una maggiore pazienza che richiede anche molto fiducia nel team ed in una crescita costante che passa anche attraverso uno sviluppo a cui deve contribuire più attivamente. Chi ha vissuto l'era di Schumacher sa bene quanto sia stato in grado di "costruire" nei primi anni in cui la Ferrari non gli aveva dato una macchina vincente, e quanto abbia raccolto grazie a questo negli anni successivi.
Foto copertina www.eurosport.it, twitter.com, www.motorsport.com
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