Stefano Domenicali, ex dirigente della Ferrari ed attuale CEO della Formula 1, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de Il Corriere della Sera. Ieri vi abbiamo proposto un estratto in cui si è soffermato sulla sua esperienza a Maranello raccontando personaggi come Luca Cordero di Montezemolo e Sergio Marchionne. Oggi, invece, ve ne proponiamo un altro in cui il manager italiano ha parlato delle vecchie e nuove generazioni di piloti e delle nuove sfide che sta affrontando il Circus.
"In ogni epoca ci sono campioni irraggiungibili e, quindi, ogni stagione va contestualizzata, per quanto mi riguarda e per come l’ho vissuto a livello professionale e personale non ho dubbi: Michael Schumacher", afferma Domenicali quando gli viene chiesto chi è, a suo parere, il pilota migliore della storia. Poi si sofferma sulla di talenti che sta attraversando il movimento nostrano, che oggi annovera zero esponenti in griglia: "Abbiamo vissuto più di un’epoca di piloti forti, che però non avevano il quel momento la macchina giusta. Ma credo che, senza fare nomi, tra non molto avremo dei nuovi grandi campioni italiani".
Sulle nuove leve: "Ogni generazione è diversa dalla precedente: si pensi ai piloti latin lover, poi agli spericolati e agli eroici. Oggi sono tutti grandissimi professionisti, consapevoli dell’importanza di essere ambasciatori nel nostro sport anche sui social media, ragazzi cioè capaci di condividere con i tifosi le stesse passioni. Tra l’altro sono ormai tantissime le ragazze che seguono la Formula 1". Quando, invece, gli viene chiesto «Quanto è cambiata la Formula 1 rispetto a quella dei suoi inizi?», Domenicali risponde: "Moltissimo, dal punto di vista tecnico, sportivo e della sicurezza. Resta però uno sport dove la tecnologia è al servizio di piloti, ingegneri e tecnici".
Sul budget cap: "Noi riteniamo sia un vincolo che consente ai diversi team di competere alla pari, perché oltre alla dimensione tecnica e sportiva si introduce la dimensione finanziaria". Infine, il passaggio su un calendario sempre più ricco di eventi: "Una volta si faceva fatica a fare 15 Gran premi, ci sono stati periodi in cui chi gestiva l’organizzazione delle corse doveva pagare per lo svolgimento delle gare. Adesso abbiamo trovato la dimensione giusta, c’è tantissima domanda e potremmo farne di più, ma credo che 23 gare siano il numero corretto, al massimo 24".
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