Sconcerto, frustrazione, quasi rassegnazione. L'universo Ferrari ha vissuto l'ennesima domenica deludente, senza lampi né motivi per strappare un sorriso, che fosse anche mezzo. Il team di Maranello lascia l'Ungheria consapevole di aver offerto una prestazione mediocre, condita da errori ai box e nella relativa corsia, per non parlare delle scelte discutibili di un muretto allo sbando. Per non parlare di una strategia comunicativa controversa, che giorno dopo giorno smentisce se stessa, viene smentita dalla pista e dai fatti, come nel caso delle performance o della presunta assenza di gerarchie.
Su questi e diversi altri temi si è soffermato Giorgio Terruzzi nella sua consueta analisi del lunedì per Il Corriere della Sera. Vi proponiamo di seguito un estratto delle sue considerazioni.
"In casa Ferrari tendono a sorprenderci ogni domenica, smentendo in gara, con sbalorditivo tempismo, ciò che da casa Ferrari viene raccontato alla vigilia. In questo caso, addirittura, si sussurrava di una presa dell’Ungheria tutta, come se fosse questa, accidempoli, la pista giusta, finalmente, per suonare la carica", esordisce Terruzzi sottolineando la non coerenza tra i proclami della vigilia e il risultato emerso dal weekend.
Poi il giornalista si lancia in una dura critica al team di Maranello, battendo ancora sul tema delle aspettative disattese: "Lo sconcerto, a questo punto disarmante, viene proprio dalle parole di una famiglia che sembra non disporre degli strumenti di analisi adeguati per comunicare. Evitando di illudere e di incappare in questa sequenza di cattive figure agonistiche, aggravate da fantomatiche aspettative autoprodotte".
Ogni volta, per giustificare lo scarso rendimento del team, vengono usate diverse giustificazioni. Ma non c'è mai qualcuno che faccia un'analisi chiara della situazione, tecnica magari. "La ragione dei mesti bilanci ha subìto negli ultimi mesi alcune variazioni: dagli assetti da comprendere siamo passati a una imminente fioritura di un progetto buono ma acerbo; dal consumo gomme eccessivo sulla distanza, al vento che impedisce a questa macchina di filare. Le motivazioni sono sempre tecniche ma non c’è mai un tecnico che parli, spieghi, racconti come stanno davvero le cose con un linguaggio appropriato. Frasi buttate lì, pare, senza un criterio, persino una pertinenza. E a furia di ascoltare pronostici in arrivo da Maranello, regolarmente smentiti dalla Scuderia di Maranello, viene il sospetto di avere a che fare con una tendenza al masochismo incomprensibile quanto il carattere della SF-23", scrive il giornalista.
Infine, Terruzzi conclude la sua analisi con una chiosa parecchio amara: "Ma sì, a Budapest, dietro sempre ad almeno tre altre squadre, abbiamo avuto errori occasionali al pit-stop, penalità, una strategia inutilmente sfavorevole a Sainz. Sono pene accessorie perché i veri guai stanno altrove. Dove, esattamente, a quanto pare e a sentir loro, nessuno sa dirlo".
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Foto copertina Facebook Terruzzi; Foto interna media.ferrari.com