L’Italia come sistema paese non può più recitare un ruolo da protagonista in Formula 1
Un tempo la Formula 1 parlava italiano, non solo grazie alla costante presenza della leggendaria Scuderia Ferrari. Team, eccellenze dell’industria, piloti, sponsor rappresentavano il nostro paese nel mondo del circus nei rispettivi ambiti di competenza

08/09/2023 17:05:00 Tempo di lettura: 7 minuti

Un tempo la Formula 1 parlava italiano, non solo grazie alla costante presenza della leggendaria Scuderia Ferrari. Team, eccellenze dell’industria, piloti, sponsor rappresentavano il nostro paese nel mondo del circus nei rispettivi ambiti di competenza. La globalizzazione della categoria iniziata sotto la goverance di Bernie Ecclestone e perseguita in modo ancora più pervavisiva da Liberty Media ha progressivamente allontanato la presenza italiana nella massima categoria del motorsport. Il discorso è complesso e merita di essere trattato con cognizione di causa. Tanti imprenditori italiani hanno investito ingenti risorse per creare dal nulla team che hanno orgogliosamente rappresentato il belpaese. Basti pensare a Minardi, Dallara, Coloni, Eurobrun, Forti, Iso-Marloboro, Osella e tanti altri ancora.

L’Italia come sistema paese non può più recitare un ruolo da protagonista in Formula 1

J.J. Letho sul terzo gradino del podio del GP di Imola 1991

La maggior parte di essi sono stati costretti alla resa a causa degli elevati costi di gestione quando la sostenibilità economica non interessava granché ai padroni del vapore. Eppure tra esse figurano eccellenza come Dallara che è tuttora impegnata in diversi programmi del motorsport. Altro capitolo riguarda i piloti. Attualmente la più grande speranza dell’automobilismo a ruote scoperte è riposta in Kimi Antonelli, ragazzo cresciuto nell’ambito del programma dedicato ai giovani della stella a tre punte. Gli ultimi piloti di successo sono stati Giancarlo Fisichella e Jarno Trulli ma sono ormai 20 stagioni che un pilota italiano non vince un gran premio di Formula 1 (Trulli Monaco 2004, nda). Colossi del tessuto industriale hanno alzato bandiera bianca. L’uscita della compagnia petrolifera Agip al termine della stagione 2000 ha sancito l’abbandono del settore petrolchimico italiano dalla massima categoria del motorsport. Sono ancora vivide le immagini dei primissimi test di Michael Schumacher sulla Ferrari 412 T2 che utlizzava ancora benzine e lubrificanti dell’azienda italiana. Successivamente il Cavallino Rampante strinse una duratura partnership con Shell tuttora in essere.

L’Italia come sistema paese non può più recitare un ruolo da protagonista in Formula 1

Michael Schumacher sulla Ferrari 412 T2 nei test invernali all’Estoril

Per non parlare del settore elettronico. Magneti Marelli era il fornitore dell’elettronica delle principali scuderie, vero vanto della tecnologia italiana grazie alle numerose innovazioni. Dal cambio semiautomatico sulla Ferrari 640 del 1989, passando per la telemetria avanzata in real time (DST Data Stream Telemetry, 2001) fino al primo sistema ibrido sulle monoposto di F1, il Kers nel 2009. Oggi Marelli è una azienda controllata dal gruppo giapponese Calsonic Kansei e e figura in qualità di sponsor della Alfa Romeo Racing.

L’Italia come sistema paese non può più recitare un ruolo da protagonista in Formula 1

Il logo di Marelli sul muso dell’Alfa Romeo Racing

Ancor più evidente il disinteresse dei brand italiani in qualità di sponsor. Fino agli anni novanta la sponsorship di aziende del nostro paese è stata di vitale importanza affinché molti team sopravvivessero. Il caso emblematico è quello della Benetton, entrata in Formula 1 nei primi anni 80’per scopi promozionali, sponsorizzando scuderie come Tyrrell e Alfa Romeo per poi rilevare la Toleman al prezzo di circa due milioni di sterline. Si può affermare senza ombra di dubbio che Benetton sia stata l’antesignana di Red Bull in termini di modello di business.

L’Italia come sistema paese non può più recitare un ruolo da protagonista in Formula 1

Il muretto Benetton festeggia la vittoria di Berger nel GP di Germania 1997

Anche il glorioso team Williams deve parte del suo successo a importanti investitori italiani. Nei primi anni in Formula 1 la scuderia Williams non produceva in proprio le monoposto. I piloti gareggiavano con auto provenienti dalla Brabham, March e Alejandro de Tomaso. Solo dal 1972 la Williams iniziò a costruire le proprie vetture, dando vita alla Politoys FX3. Il nome della prima vettura derivava da uno dei maggiori sponsor della scuderia, un’azienda italiana che produceva giocattoli, per l’appunto Politoys. Come non ricordare la presenza fissa della Parmalat sulle Brabham iridate o sull’immancabile cappellino di Niki Lauda? Oggi gli sponsor non tecnici (es. Pirelli) delle scuderie di Formula 1 si possono contare sulle dita di una mano.

L’Italia come sistema paese non può più recitare un ruolo da protagonista in Formula 1

Sponsor 2023 di tutti i team di Formula 1 – Credit: @robertofunoat

Segno tangibile che il tessuto industriale italiano non può o non intende investire in uno show che nonostante tutto attrae il pubblico nostrano. Secondo una ricerca condotta a Maggio 2023 da Sponsor Value di StageUp e Ipsos sarebbero oltre 27 milioni i fan della Formula 1 in Italia confermandosi seconda disciplina sportiva più seguita dagli italiani.

Capitolo infrastrutture. I tracciati di Imola e Monza non hanno più certezza di restare in calendario. Se per il circuito alle rive del fiume Santerno il rinnovo oltre il 2025 sembra improbabile, anche lo storico tracciato brianzolo rischia di restare fuori dal calendario. I prezzi folli per assistere al weekend di gara hanno prodotto una scarsa presenza di tifosi al venerdi e al sabato. L’imbarazzo degli organizzatori ha dato il via a una sorta di saldi di fine stagione per coloro che erano interessati a vedere la gara, in modo da offrire una presenza fotogenica dell’evento in mondovisione.

In qualità di sponsor tecnici le ultime realtà espressione del know how italiano sono Pirelli, in qualità di fornitore dei pneumatici e Brembo, leader globale nella progettazione e produzione di sistemi e componenti frenanti ad alte prestazioni presente in F1 dal lontano 1975.

Probabilmente l’Italia come sistema paese non può più permettersi il lusso di recitare un ruolo da protagonista in un club elitario come il circus che sta vendendo il proprio DNA al miglior offerente sotto le mentite spoglie della sostenibilità economica.

Foto copertina twitter.com

Foto interna automundo.com.ar ; Foto interna www.automobilsport.com ; Foto interna it.benetton.com

Leggi anche: Villeneuve analizza: «Alla Ferrari è il caos. Per come è messa adesso, serve questo tipo di pilota»

Leggi anche: Ferrari: niente aggiornamenti a Singapore, ma lo sviluppo della SF-23 non è concluso


Tag
formula1 | ferrari | williams | dallara | schumacher |