Esclusiva - Cesare Fiorio si racconta: gli anni in Ferrari, l'accordo con Senna e la F1 di oggi
Pochi giorni fa abbiamo avuto la possibilità di parlare, in esclusiva, con Cesare Fiorio, vera leggenda del motorsport, da molti ricordato soprattutto come team principal Ferrari tra il 1989 e il 1991. Chiacchierata in cui, con l'ex Lancia, abbiamo toccato varie tematiche, dal passato della Scuderia ad inizio anni '90, al passaggio sfumato di Senna in rosso fino a temi sul presente della F1, come il dominio Red Bull o un quadro relativo ai giovani piloti.

17/09/2023 07:15:00 Tempo di lettura: 12 minuti

Cesare Fiorio, classe 1939, torinese, un uomo dalla vita movimentata, vissuta da assoluto protagonista nello mondo del motorsport, e che non ha bisogno di presentazioni: fondatore della “HF”, reparto corse Lancia, impegnato a 360° nel mondo dei motori (da vincente, con 18 mondiali in bacheca) dai rally alla F1, dagli sport prototipo alla Targa Florio. Personaggio capace anche di entrare nel Guinness dei primati per aver attraversato l'oceano, con la nave Destriero nel 1992, in 54 ore e 34 minuti.

Cesare Fiorio, che da anni vive in Puglia, nella sua masseria a Ceglie Messapica, tiene sempre l'occhio puntato sul mondo delle quattro ruote e con cui chi scrive ha avuto il piacere e l'onore di parlare in esclusiva per conto di "Formula1.it", ci ha deliziato con parole preziose sia per comprendere alcune dinamiche del passato che per avere una interessante, e quantomai rispettabile, chiave di lettura sul presente motoristico.

Per presentarla potrei declinare il suo curriculum, i suoi ruoli e successi, ma sarebbe superfluo. Per questo, dunque, inizio chiedendole chi è oggi Cesare Fiorio.

"Cesare Fiorio è un uomo che ha fatto quarant'anni di corse automobilistiche e motonautiche e che ora si è ritirato in Puglia a Masseria Camarda".

Una vita tranquilla dopo aver girato il mondo?

"Di tranquillo non c'è mai niente. Masseria Camarda è una struttura ricettiva, abbiamo molta gente. Produciamo olio, grano, verdure. Una struttura agricola biologica e ricettiva".

Si tiene impegnato...

"Si, poi ho impegnati anche figlio e nipoti, mi aiutano. Faccio l'anziano della situazione".

Tutti la ricordano per la sua carriera, specie per essere stato team principal Ferrari. Lei arrivò a Maranello nel 1989, voluto da Cesare Romiti: che squadra trovò?

"Trovai una squadra che, quell'anno, aveva una vettura innovativa, progettata da John Barnard, con il cambio al volante. Tutti gli altri avevano il cambio manuale. Innovativa ma totalmente inaffidabile: facevano tre giri ed eravamo fermi per problemi. Io invece arrivavo con una cultura motoristica che aveva come obiettivo quello di tagliare sempre il traguardo. Per prima cosa mi concentrai su quello. Approccio che portò risultati: 9 vittorie e 25 piazzamenti a podio. E ci sarebbe altro da aggiungere...".

Prego...

"Avrei potuto continuare, ma purtroppo non l'ho fatto. Avevo siglato un precontratto con Ayrton Senna, il miglior pilota al tempo. Sarebbe stato bello averlo con noi. Accordo che i vertici Ferrari bocciarono. Così lasciai l'azienda, compreso che come questa mi avrebbero impedito anche altre cose".

Un bilancio della sua storia in rosso?

"Il periodo a Maranello è stato molto positivo: 9 vittorie e 25 podi su 34 gare sono un bel bottino. Dopo il mio addio invece, per 4 anni, non hanno portato a casa nessuna vittoria".

Un periodo positivo anche tecnicamente...

"Avevo impostato il lavoro sulle sospensioni attive, le "active raid": c'era un pilota per i test e tecnici a svilupparle. Eravamo molto avanti, le avremmo introdotte in due mesi, sapevamo che nessun'altro team era al nostro livello. Solo la Williams, ma era in ritardo. Il giorno dopo il mio addio il programma venne chiuso. La Williams invece, grazie alle attive, vinse due mondiali prima che la FIA le vietasse".

Decisione che, ovviamente, non apprezzò?

"Mi è dispiaciuto veder finire un programma che avrebbe portato la Ferrari davanti a tutti negli anni a venire".

A proposito del suo addio alla Ferrari, ricordo la copertina di Autosprint con lei "morto", pugnalato alle spalle. Pagò solo l'affaire Senna o, come accade oggi, anche le lotte interne, il "fuoco amico"?

"Guardi, io non avevo particolari giochi di potere. Decidevo io. Purtroppo la presidenza di allora, un funzionario FIAT, capiva poco di gare e mi impedì di prendere Ayrton Senna".

Sarebbe stato un gran colpo...

"Si, avrebbe comportato due vantaggi: il suo enorme valore nel team, e non averlo contro".

Pur senza Senna, lei nel 1990 sfiorò un titolo mondiale. Cosa ricorda?

"Ci siamo andati vicini. Sfumò per l'incidente a Suzuka, voluto, tra Senna e Prost che partiva in pole position. Se avessimo vinto avremmo vinto il titolo. Lo sapeva anche Senna e prese la sua decisione...".

Una vendetta di Ayrton per quanto successe nel 1989?

"Esattamente. Si sentiva "scippato" del titolo e non voleva il bis".

In che modo, visto che la Ferrari non vinceva un mondiale dal 1983, convinse Senna?

"Inziamo col dire che contattai Senna dal mio arrivo in Ferrari, nel 1989, e lo incontrai in segreto più volte a casa sua, a San Paolo e a Montecarlo. Recentemente ho pubblicato anche il precontratto. Capii che teneva molto alla Ferrari, così come ogni pilota di F1".

Bastò il fascino dell'azienda?

"Beh, avevamo anche trovato l'accordo su diverse cose andavano bene a lui e a noi, bastava solo fare il contratto vero".

Lei lasciò Maranello nel '91, mentre a fine anno arrivò Luca di Montezemolo. Fosse rimasto, sarebbe riuscito a collaborare con i nuovi vertici e, magari, essere lei piuttosto che Jean Todt l'artefice della rinascita?

"Quello che successe dopo il mio addio preferisco non commentarlo. Hanno fatto il loro lavoro, però per quattro anni non hanno raggiunto ciò che io raggiunsi in un anno. Evidentemente hanno sbagliato qualcosa all'inizio. Ma non mi piace parlare di questo".

Domanda scontata: segue ancora la F1?

"Certo, seguo tutto, dalle prove alla gara. Per fortuna ho ancora persone che mi chiedono opinioni, che dò con piacere. Ho ancora vari contatti con personaggi del Circus".

La passione è rimasta intatta...

"Certo, è stato il mio lavoro per 40 anni, non si cancella".

Cosa ne pensa del presente della Formula 1?

"Quest'anno, a differenza del 2022, è tutto sbilanciato verso la Red Bull. Lo è stato in passato con la Mercedes, Ferrari, la storia della F1 è fatta di cicli. Ora tocca alla Red Bull, e serve qualche team che inventi qualcosa per produrre una vettura più veloce della Red Bull. Per batterla servono tecnici che interpretino meglio le regole di loro".

Red Bull che sembra perfetta, non crede?

"Fanno tutto bene, hanno Chris Horner, un bel team principal, che fa funzionare bene la squadra. Curano tutti i dettagli: progettazione, piloti, pit-stop. La classifica li premia".

Dovesse scommettere su un team in grado di battere, prima o poi, la Red Bull chi punterebbe? 

"Cedo che oggi nessuno possa batterli. Per farlo servono idee da mettere in macchina".

Parlando di Red Bull non possiamo non citare Max Verstappen, cosa pensa di lui?

"Max è sicuramente un degnissimo campione del mondo, non solo perché è veloce e un leader ma perché non commette mai errori: un grande vantaggio".

Degli altri piloti cosa pensa?

"Sicuramente l'altro grande è Lewis Hamilton, non sbaglia mai, anche i Norris, Piastri sono bravi, così come i piloti Ferrari: molto veloci ma che forse dovrebbero sbagliare meno".

Piloti Ferrari che hanno regalato spettacolo a Monza. Lei, fosse stato al muretto, avrebbe dato gara libera o congelato le posizioni?

"Hanno fatto bene a lasciare gara libera, è stato bello anche per il pubblico. Va data gara libera, un team funziona solo se ha due piloti competitivi, che lottano e portano l'auto al massimo. E una volta l'anno sbagliano...".

Sulla Ferrari: lei che è stato su quel muretto, cosa farebbe per uscire dalla crisi attuale?

"Guardi, oggi tutti sono in mezzo secondo, sono i centesimi a fare la differenza. Serve inventare una soluzione tecnica, o svilupparla più di altri, per vincere. Vale per tutti".

Cosa pensa dell'operato di Frédéric Vasseur?

"Prima c'era Binotto, che aveva riportato la Ferrari a vincere, e seconda nel mondiale. Era molto valido, onestamente non capisco il suo allontanamento. Vasseur fa questo mestiere da una vita, conosce le dinamiche ma non ha un curriculum sufficiente per essere 'geniale'. Spero possa sfruttare tutta la sua esperienza".

Dunque non condivide le voci secondo cui, a fine anno, potrebbe esserci un nuovo ribaltone in casa Ferrari? 

"Tutto questo alternarsi di persone al vertice di un'azienda non fa bene. Basta vedere la Red Bull, c'è sempre Horner, la McLaren di Ron Dennis o la "mia" Ferrari. Se hai la persona giusta devi lasciarla lavorare".

Si parla del titolo mondiale 2008, con Felipe Massa che chiede giustizia. Lei, come Ferrari, appoggerebbe Felipe o no, allontanando così il rischio di inimicarsi FIA e Liberty Media?

"Una squadra deve fare la sua strada, raccogliere opportunità, punti, risultati. La politica devia, il focus deve essere sulla macchina, sulle gare, sul non fare errori. Se hai ciò non c'è bisogno di altro per vincere".

Squadra davanti a tutto e tutti, anche ai piloti?

"Si. I piloti sono determinati, è vero, ma solo se hanno la macchina giusta".

Ferrari da quest'anno compete e vince nel Wec. Crede che questi successi siano positivi per l'azienda o mettano solo ulteriore pressione sul team di F1?

"No, anzi mi auguro che la Ferrari gli dedichi sempre più attenzione. Il Wec è stato dominanto dalla Toyota, ma loro hanno vinto la gara più importante, la 24 Ore di Le Mans. La 499 ha un potenziale elevato, spero che la Ferrari lo segua con attenzione per diventare sempre più competitiva e battere la Toyota".

Vittoria dell'auto in cui correva anche Antonio Giovinazzi, pilota che lei conosce bene...

"È stata una fortuna avere Antonio Giovinazzi, un grandissimo pilota, e mi spiace che non venga impiegato anche in F1".

Crede che Giovinazzi, magari in un ambiente più tranquillo, avrebbe potuto fare di più in F1?

"Antonio è stato sfortunato nel gareggiare con una vettura poco competitiva che non gli ha permesso di mostrare le sue doti. Avrebbe potuto fare di più, è un grandissimo pilota".

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