Newey sull'incidente di Senna: «Uno dei miei più grandi rimpianti»
28/09/2023 08:45:00 Tempo di lettura: 6 minuti

L'attuale direttore tecnico della Red Bull stava attraversando un altro periodo dominante della sua carriera alla Williams, quando era a capo del team di progettazione nei primi anni novanta. La stagione del 1994, però, fu colpita da una tragedia, quando il tre volte campione del mondo Ayrton Senna perse la vita a Imola dopo un incidente alla curva Tamburello, appena un giorno dopo la morte di Roland Ratzenberger.

A quasi 30 anni da quel weekend buio, Newey ha ammesso che quella Williams fosse "aerodinamicamente instabile". Erano state apportate, infatti, enormi modifiche al regolamento per cercare di fermare il dominio del team in quegli anni.

Newey e il primo incontro con Senna

Senna ha deciso di lasciare la McLaren dopo diversi anni, per unirsi alla Williams alla ricerca del quarto titolo.  L'innovazione delle sospensioni attive ha avuto un ruolo fondamentale nella sua scelta, ma quando queste sono state bandite, le sospensioni passive hanno reso la Williams un'auto estremamente diversa da guidare.

In primo luogo, Newey - che ha lavorato con sette diversi campioni del mondo nel corso della sua stimata carriera - ha spiegato come Senna fosse diverso dagli altri: "Voglio dire, abbiamo avuto un rapporto molto breve, purtroppo", ha detto Newey al podcast Beyond the Grid della Formula 1, quando gli è stato chiesto cosa si provasse a lavorare con il campione brasiliano.

Newey sull''incidente di Senna: «Uno dei miei più grandi rimpianti»

Prima ha parlato degli anni in cui Senna era l'uomo da battere, guidando per la McLaren: "Suppongo di non essere così cattivo oggi come un tempo, ma parte della mia competitività prevaleva quando hai qualcuno come Ayrton che affronti anno dopo anno, quindi diventa una specie di nemico".

"L'ho incontrato occasionalmente, ma non ho mai parlato con lui fino a quando non ha visitato la fabbrica alla fine del 1993", ha aggiunto.

Successivamente ha descritto il primo vero incontro con l'asso brasiliano: "Mi è stato presentato e subito mi ha detto: "Posso vedere il modello della galleria del vento?". Così abbiamo fatto il giro della galleria del vento. Subito si è inginocchiato e ha guardato sotto la macchina, volendo spiegazioni su cosa avessimo fatto di diverso, cosa fosse cambiato rispetto alla vettura dell'anno precedente e perché. Era straordinariamente curioso".

"Eppure probabilmente non aveva bisogno di saperlo, ma per lui era importante avere tutte le informazioni possibili, perché sarebbero potute essergli utili in futuro. Aveva questa curiosità più di ogni altro pilota con cui ho avuto a che fare, questo è ciò che trovo unico in lui", ha affermato l'ingegnere.

Il grande rimpianto del 1994

Riflettendo sulla stagione 1994, Newey ha riconosciuto che il ritorno alle sospensioni passive ha condizionato la guidabilità della vettura, ammettendo che con il senno di poi avrebbe preso un'altra decisione.

Queste le sue parole: "La vettura del '94, uno dei miei più grandi rimpianti. A prescindere dalla causa dell'incidente di Imola, l'unica cosa che si può dire di quella vettura è che fosse aerodinamicamente instabile".

Newey sull''incidente di Senna: «Uno dei miei più grandi rimpianti»

"Abbiamo avuto due anni di sospensioni attive e, per colpa mia, ho completamente stravolto l'aerodinamica con il ritorno alle sospensioni passive e la maggiore altezza di marcia che queste devono affrontare", ha ammesso.

"Era un'auto molto, molto difficile da guidare e più l'asfalto era sconnesso, più la guidabilità peggiorava. Naturalmente Imola era un circuito piuttosto sconnesso, quindi quello che ha fatto con quella macchina è stato davvero straordinario, ed è riuscito a farlo anche in qualifica".

"In Brasile è riuscito a guidarla, ma è andato in testacoda all'ultima curva verso la fine della gara, e così ha perso prestazione. Damon [Hill] non ha cercato di ottenere quel livello di prestazioni e ha portato a termine la gara, ma sapeva che la vettura fosse instabile. Ayrton aveva fiducia in se stesso e nel suo controllo dell'auto, ci provava sempre. La sua abilità nel sentire la macchina e la sua concentrazione erano straordinarie", ha concluso Newey.

Non sapremo mai come sarebbe andata a finire se la Williams non fosse passata dalle sospensioni attive a quelle passive nel 1994, quel che è certo è che Adrian Newey dovrà convivere con il peso di questo dubbio per il resto della propria vita.

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