Generazione di (troppi) fenomeni. Qualche campione «Next Gen» resterà con il cerino in mano
Nella storia recente della F1 non si è mai avuto una line-up di driver così giovani con tutte le carte in regola per poter conquistare il mondiale. Max Verstappen ha smarcato l’obiettivo, ma piloti come Leclerc, Russell, Norris, Gasly, Albon, Piastri…

28/09/2023 06:45:00 Tempo di lettura: 5 minuti

Il podio conquistato da Oscar Piastri nel gran premio del Giappone è il primo di un pilota nato nel XXI secolo. Al netto del valore simbolico del traguardo, il pilota australiano sembra destinato a entrare a far parte della generazione di fenomeni del circus nati tra il 1996 e il 2001. Nella storia recente della F1 non si è mai avuto una line-up di driver così giovani con tutte le carte in regola per poter conquistare il titolo mondiale. Max Verstappen ha smarcato l’obiettivo due anni orsono ma piloti del calibro di Leclerc, Russell, NorrisGaslyAlbon, e Piastri scalpitano per coronare il sogno che potrebbe essere alla loro portata. 

Generazione di (troppi) fenomeni. Qualche campione «Next Gen» resterà con il cerino in manoDriver birthday timeline – Credit: @robertofunoat

 

Insieme a loro la griglia di partenza annovera fuoriclasse dalle rinnovate ambizioni come Hamilton e Alonso e altri piloti funzionali al nuovo regolamento finanziario. Parliamo di piloti paganti, che attraverso il supporto di munifici sponsor rimpinguano le casse di alcuni team. Poi c’è l'opzione usato sicuro gradita da quelle scuderie che necessitano di piloti esperti che minimizzino gli errori di gioventù e i relativi costi annessi. L’esempio recente è stato l’appiedamento di Mick Schumacher che ha pagato a caro prezzo le rovinose sbavature commesse la scorsa stagione. In questo contesto qualche giovane campione della generazione Z rischia seriamente di non coronare le proprie ambizioni in virtù di una concorrenza mai così folta e in relazione al limitato numero di monoposto vincenti che solitamente sono sempre le stesse da tanti anni. Non è dato sapere se siamo solo all’inizio di una lunga egemonia targata Red Bull ma il 2026 potrebbe essere il punto di non ritorno della carriera di molti driver. In Formula 1 essere al posto giusto nel momento giusto può fare la differenza tra il vincere sporadicamente o dominare per un lungo periodo come realizzato in passato da Vettel e Hamilton. Probabilmente questa è l’era della Formula 1 moderna con il maggior tasso di qualità al volante ma potenzialmente la più rischiosa per i piloti che devono affrontare una concorrenza mai così numerosa e di età equivalente. In passato i giovani di belle speranze doveva solo aspettare il cambio generazionale per ambire a un sedile potenzialmente vincente. Attualmente ci sono tanti piloti bravi e poche macchine competitive (al momento una). Certo in passato alcuni piloti che hanno dovuto attendere un’eternità per vincere coronare il sogno iridato, basti pensare ad Hakkinen, campione del mondo a distanza disette anni dal debutto, e Rosberg, addirittura 10 anni dopo la prima gara nella massima categoria del motorsport. 

Generazione di (troppi) fenomeni. Qualche campione «Next Gen» resterà con il cerino in mano

Mika Hakkinen campione del mondo 1998

 

La sostanza, in estrema sintesi, e’ che nonostante la giovane età molti ragazzi di questa generazione di fenomeni potrebbe rimanere con il cerino in mano a meno di una livellamento prestazionale delle monoposto. Ipotesi assai improbabile nel prossimo biennio caratterizzato dalla continuità regolamentare che favorisce chi ha un netto vantaggio sulla concorrenza, nella fattispecie Red Bull. La “Next Gen” deve sperare che la rivoluzione regolamentare del 2026 non determini l’ennesima lunga egemonia di un team o la persecuzione di quella in essere del sodalizio Red Bull / Max Verstappen. Non tutti gli assi del volante hanno la longevità fisica e mentale di Lewis Hamilton e Fernando Alonso.

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