Turrini: «Post Qatar, domande a Vasseur e Domenicali»
09/10/2023 13:35:00 Tempo di lettura: 4 minuti

Tramite le colonne di quotidiano.net, Leo Turrini ha commentato le principali vicende del weekend in Qatar soffermandosi in modo particolare sul bilancio della Ferrari e sull'inadeguatezza del Losail International Circuit. Vi proponiamo di seguito le sue considerazioni.

"Il Qatar è perfetto per Messi, va bene per Verstappen, si adatta pure alla sempre più sorprendente McLaren, esempio concreto di come si possa risalire la china anche senza test in pista. Dopo di che, il Qatar non va bene per la Ferrari. E nemmeno, come tenterò di spiegare, per l’intera Formula Uno", scrive Turrini riavvolgendo il nastro di quanto si è visto lo scorso weekend a Doha.

GP Qatar, Leo Turrini senza peli sulla lingua

Turrini: «Post Qatar, domande a Vasseur e Domenicali»

E venendo al team di Maranello, protagonista in Qatar di un fine settimana molto al di sotto delle aspettative, Turrini non ha peli sulla lingua: "Già era stato imbarazzante (eufemismo) scoprire che Sainz nemmeno poteva partecipare alla corsa per una questione di affidabilità. Ma quando al via Hamilton ha dato di matto, lanciandosi addosso al compagno Russell, beh, ingenuamente speravo che il Cavallino potesse guadagnare qualche punto sulla Mercedes".

Come sappiamo, la Ferrari non è invece riuscita ad approfittare del passo falso della squadra tedesca. "Da ultimo che era, Russell è andato tranquillamente a prendere Leclerc. A dimostrazione di come il viaggio Ferrari nel deserto sia ben lungi dalla Terra Promessa. In breve e senza amor di polemica: Fred Vasseur deve porsi qualche domanda e dare magari qualche risposta", ha sottolineato il giornalista.

Lo sfogo: "C’è qualcosa che vale più dei bilanci: si chiama credibilità"

"Pecunia non olet, lo sport business ha le sue regole, gli affari sono affari. Ma c’è qualcosa che vale più dei bilanci: si chiama credibilità. Si può andare a gareggiare su una pista che spinge la Federazione internazionale ad imporre tre soste obbligatorie per ragioni di sicurezza?", si chiede Turrini palesemente contrariato. Poi osserva: "Non sarebbe meglio, chiedo al mio amico Stefano Domenicali, l’erede italiano di Bernie Ecclestone, esigere dagli organizzatori locali, fossero anche sceicchi, il rispetto di una cultura, di una tradizione, insomma di una Storia con la maiuscola, una Storia che viene da lontano?".

Infine conclude la sua analisi scrivendo: "Qui non si tratta di essere naïf. Ne’ di sposare l’inutile nostalgia del tempo che fu, come è noto io la detesto, la nostalgia trombonesca. No: è che ci sono limiti che non possono e non debbono essere superati. Oh, lo so bene che tanto vince sempre Verstappen. Ma insomma, c’è modo e modo".

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