In questo momento nelle sale cinematografiche italiane è disponibile il film Ferrari. Nella pellicola vengono trattati alcuni avvenimenti della vita di Enzo Ferrari accaduti in un anno ben preciso: il 1957. Nella giornata di ieri, tramite il canale YouTube ufficiale, la Ferrari ha pubblicato una video intervista di Piero Ferrari, figlio di Enzo, nonché attuale vicepresidente dell'azienda italiana, dove ha analizzato alcune scene riproposte sul grande schermo paragonandole con i fatti realmente accaduti. Di seguito vi riportiamo le sue parole.
Il video reso pubblico dalla scuderia italiana si apre con Piero Ferrari che dichiara: "Il 1957 fu un anno in cui successero molte cose. Quell'anno, tutti lo ricordano perché ci fu l'ultima Mille Miglia che si chiuse con una grave tragedia, la morte di Deportago, il suo navigatore e di nove spettatori, inclusi anche alcuni bambini. Fu una grave tragedia sportiva. In quell'anno poi si venne a conoscenza che mio padre avesse due famiglie, una con la moglie Laura e il figlio Dino, scomparso l'anno precedente, e la seconda quella del sottoscritto con la moglie Lina".
Sull'incontro avvenuto proprio tra Enzo Ferrari e il pilota spagnolo Deportago il vicepresidente della scuderia italiana ha rivelato: "Non è come si vede nel film perché avvenne l'anno prima e Deportago aveva già iniziato il rapporto lavorativo con Ferrari. Era un personaggio molto particolare. Era un nobile spagnolo che aveva una vita libera e faceva il pilota per pura passione. Ricordo che in quell'inverno mio padre era molto preoccupato perché c'erano le Olimpiadi a Cortina e Deportago era andato a fare una gara di bob con il team spagnolo e diceva 'Se si fa male poi non corre più per noi".
Durante il film possiamo notare un giovane Piero Ferrari che chiede insistentemente al padre di poter avere l'autografo proprio del pilota spagnolo. Parlando di questo aspetto l'italiano ha dichiarato: "No. Questo nel film è una licenza poetica perché a quel tempo non si chiedevano gli autografi. Io non li collezionavo, ma se ricordo bene neanche i miei amici e i miei coetanei. È però una cosa carina perché la passione e l'attenzione verso i piloti c'era, ma la collezione delle firme non mi risulta che ci fosse".
Parlando invece della fame di vittorie che aveva suo padre ha aggiunto: "Non era così. Voleva vincere, la vittoria era lo scopo delle sue sfide, però non ad ogni costo e soprattutto non mettendo a rischio la vita dei piloti. Lo ricordo poche volte per fortuna, dopo un grande incidente come quello della Mille Miglia o quello di Bandini lui veniva a casa la sera e diceva 'Basta non si può più proseguire così! Dobbiamo smettere!'. Poi il lunedì andava in ufficio, guardava i suoi operai e i suoi tecnici e diceva 'Ma adesso cosa facciamo? Dobbiamo andare avanti e fare in modo che non succedano questi incidenti'. Così prendeva coraggio e proseguiva".
Durante la pellicola molte scene raffigurano l'aero-autodromo di Modena, pista nella quale Ferrari eseguiva i suoi test. Di questo ne ha parlato anche il figlio Piero: "L'aero-autodromo di Modena era un bel luogo. Lo ricordo da ragazzo, non avevo ancora neppure lo scooter e andavo lì in bicicletta perché era il punto d'incontro di tutti gli appassionati di motori. Quattro ruote, due ruote, c'era l'aeroclub e atterravano i piccoli aerei. Ad ogni ora succedeva qualcosa e noi ragazzini andavamo sempre lì. Oggi purtroppo l'aero-autodromo non c'è più, è diventato un parco nel centro della città dedicato a Enzo Ferrari però i motori non si esprimono più".
"Mio padre passava molto tempo in azienda. Lui dedicava tutto alle automobili, ai motori, ai dettagli e ai tecnici. Ricordo che tutti gli anni a maggio chiedeva quale motore portare a Monza. Sui progetti interveniva, ma interveniva sugli obiettivi e non sui dettagli. Su quello la responsabilità era degli ingegneri, e su questo argomento era molto severo. Ogni progettista doveva prendersi le proprie responsabilità"..
Parlando ivece della fiducia che il Commendatore dava alle persone a lui vicine Piero Ferrari ha dichiarato: "È vero, lui dava la fiducia e diceva 'La fiducia non si dà a rate. O la dai o non la dai'. Aveva alcune persone di cui si fidava al cento per cento, mentre altre, non dico di cui dubitava, ma lasciava i capi controllare e prendere le proprie responsabilità".
L'attuale vicepresidente della Ferrari ha poi concluso il suo intervento parlando delle personalità importanti che negli anni decisero di comprare una Ferrari per loro: "Uno per tutti il principe Bernardo d'Olanda, marito della Regina d'Olanda. Lui era cliente Ferrari, veniva ogni due o tre anni, portava la sua macchina e ne ritirava una nuova. Spesso veniva a pranzo anche a casa mia, era veramente una persona carina e un amico di mio papà. Come lui anche altri. Roberto Rossellini veniva sempre con Ingrid Bergman ed erano veramente una coppia speciale. È famosa anche la loro macchina che ho visto recentemente tra le Ferrari Classiche con cui andarono da Roma a Stoccolma con le valige sul portapacchi".
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