La crisi in casa Mercedes sembra non avere fine: nonostante stiano lottando con gli stessi problemi da anni e abbiano sperimentato diverse soluzioni, niente riesce a rendere competitive le vetture di Brackley. È presto per tirare conclusioni, essendo che le Frecce Nere riescono sempre a migliorare nel corso della stagione, eppure la situazione non è rosea visti anche tutti i "problemi" interni causati dall'addio di Hamilton.
Di recente, Toto Wolff ha ammesso che uno dei grandi dilemmi che la squadra deve affrontare è la mancanza di correlazione tra i dati del simulatore e della pista. Come ha riportato Fulvio Solms al Corriere dello Sport, infatti, il gap sarebbe di circa un secondo. "Il problema della W15 è, se possibile, anche più grave rispetto a quelli irrisolvibili su W13 e W14, e che sono costati il posto a Mike Elliott. Più grave perché la vettura di quest’anno va sul sicuro senza avventurarsi in rischiose genialate. È convenzionale", ha scritto il giornalista. "Al simulatore di Brackley, addirittura, la macchina mostra una grande stabilità e tempi sul giro di eccellenza: poi in pista manca un secondo e i piloti scendono dall’auto sbuffando e bofonchiando la parola «inguidabile»"
"Il buco di prestazione va dunque cercato tra telaio, aerodinamica e meccanica. E gli ingegneri di Brackley hanno messo sotto osservazione le sospensioni posteriori. La soluzione non si trova e c’è il sospetto che Mercedes si porti dietro la magagna da un decennio, ancorché allora presente in una forma non visibile e quasi asintomatica. Il timore dei tecnici è che negli anni gloriosi (2014-2021) si vincesse perché la superiorità della power-unit di Brixworth copriva difetti annidati altrove. Anche nei primi anni dell’era dell’ibrido accadeva che Hamilton e Nico Rosberg, pur vincenti, scendessero dalle loro vetture lamentandosene", ha continuato poi Solms.
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