Andretti: «Il mio rapporto con Enzo Ferrari? Preziosissimo. Ricordo il tragico 1982...»
18/12/2024 07:30:00 Tempo di lettura: 4 minuti

Una vita trascorsa in pista, da quando era un ragazzino fino ad oggi, che di anni ne ha 84 anni. Stiamo parlando di Mario Andretti, italiano di nascita e americano d'adozione, una vera e propria leggenda del motorsport che nella sua carriera ha corso, e vinto, ovunque: dalla F1, dove è diventato campione del mondo nel 1978 con la leggendaria Lotus '79, alla NASCAR, all'Endurance fino all'Indy 500, che ha vinto nel 1969 e l'IndyCar. Un uomo che mai, nei fatti, ha appeso il casco al chiodo, ma che al contrario non ha mai perso occasione di calarsi in qualche abitacolo, perché per lui il motorsport, oltre ad una passione e una professione, è ed è stato una ragione di vita, che gli ha cambiato l'esistenza. E di essa ne è stato glorioso passato, presente e ambizioso futuro.

Un  personaggio con cui chi scrive ha parlato in esclusiva per Formula1.it, toccando temi legati alla sua carriera, all'attualità e alle sue sfide future, visto che, recentemente, è stato nominato "Director of Board" del team Cadillac, pronto ad entrare in F1 nel 2026. Ma, come accade per molti, "Piedone" viene ricordato per i suoi trascorsi in F1 al volante della Ferrari, che ha guidato nel 1971/1972 prima e poi nel 1982 chiamato da Enzo Ferrari per sostituire i piloti titolari. E, tra i vari temi toccati, abbiamo voluto parlare con Mario proprio del suo rapporto con Enzo Ferrari, che ha avuto il privilegio e l'onore di conoscere di persona e di relazionarsi con lui in fasi diverse, della carriera per l'americano e dell'esistenza per il Drake.

Un rapporto prezioso 

Un rapporto unico, di cui Mario va orgoglioso e di cui custodisce ricordi preziosi, specie per l'assenza di filtri che lo caratterizzava: elemento non comune per i piloti stranieri del Cavallino e non solo...

"Con Enzo Ferrari avevo davvero un rapporto preziosissimo. Parlavamo la stessa lingua, senza intermediari, Franco Gozzi o nessun'altro. Tutto era molto diretto tra noi, faccia a faccia. Mi ricordo molto bene i nostri colloqui a pranzo al Cavallino".

Un attestato di fiducia

Ma oltre al suo rapporto diretto con il Commendatore, Andretti conserva anche un grande attestato di stima da parte di Ferrari che, nel tragico 1982 (dove a Scuderia visse l'incidente mortale di Villeneuve nella qualifica di Zolder, sostituito poi da Tambay, e quello dalle irreversibili conseguenze sulla vita e sulla carriera di Didier Pironi a Hockenhemim), scelse proprio lui per sostituire il francese nel GP d’Italia e quello di Las Vegas in quella stagione. Un finale di stagione, che fu anche quello della sua carriera in F1, in cui riuscì persino a togliersi delle soddisfazioni.

"Ricordo il tragico 1982, dove Ferrari perse Villeneuve e Pironi. Decise di chiamare me per correre le ultime due gare: una grande soddisfazione. La macchina era veloce, basti pensare che dopo un solo test a Fiorano ero in pole a Monza. Ho perso la gara solo per un calo di motore nel finale".

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Foto copertina x.com


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