La macchina è da Mondiale, ma la squadra? Suzuka espone tutti i limiti della McLaren
06/04/2025 19:00:00 Tempo di lettura: 10 minuti

È Max Verstappen il vincitore del Gran Premio del Giappone capace, nonostante una monoposto nettamente inferiore, di tenere alle proprie spalle entrambe le McLaren come fatto già ieri in qualifica. Sono numerosi i meriti dell'olandese che ha saputo condurre la RB21 ad una vittoria che alla vigilia del weekend sembrava pura utopia e proprio per questo il team capitanato da Andrea Stella (al contrario di quanto pubblicamente dichiarato) ha più di un motivo per mangiarsi le mani... Vediamo perchè.

La strategia continua ad essere un limite

Se la forza prestazionale della MCL39 è fuori discussione, non si può affermare altrettanto per quanto riguarda la gestione dei momenti decisivi che si presentano durante la gara. Un esempio lampante è ciò che è accaduto oggi nel corso del giro numero 20, quando gli uomini color papaya chiamano ai box Oscar Piastri; così facendo, però, l'australiano è di fatto finito nel traffico. Alla tornata successiva è stata la volta di Verstappen e Lando Norris: è qui che nascono le prime crepe nella strategia attuata dalla McLaren.

Prima di tutto il "sacrificio" di Piastri sarebbe potuto costare carissimo poichè, qualora il pit-stop non fosse stato perfetto, il nativo di Melbourne sarebbe infatti uscito alle spalle dell'Aston Martin di Fernando Alonso rovinando, di fatto, la sua corsa. Ad ogni modo è andata bene, ma a quel punto una volta entrato Verstappen ai box per marcare il classe 2001 sarebbe stato più logico permettere a Norris di allungare lo stint per poi usufruire nel finale di una gomma decisamente più fresca e, a quel punto, con più chances di prendere la posizione sull'olandese.

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Questa imperfezione nella strategia, unita al degrado praticamente nullo della gomma hard, ha permesso a Piastri di agganciarsi nuovamente al duo di testa. Visivamente è stato lampante come il 24enne della McLaren avesse più ritmo rispetto al compagno di squadra che, di contro, non è mai riuscito a portarsi in zona DRS per poter quantomeno provare l'attacco nei confronti dell'alfiere della Red Bull.

A quel punto sembrava ormai scontato lo swap tra i due piloti color papaya (come ha provato a chiedere lo stesso Piastri via radio) per dare una possibilità all'australiano che qualora non fosse riuscito avrebbe poi provveduto a restituire la posizione a Norris.

Il Giappone dopo l'Australia: qual è la falla nel metodo McLaren?

Che il team di Woking non ami particolarmente questo tipo di scenario è un fatto ormai assodato; lo si era già capito nella seconda parte della passata stagione e nel corso della gara inaugurale in quel di Melbourne quando, nonostante il corposo vantaggio sul primo degli inseguitori, il muretto McLaren decise di congelare le posizioni, privando Piastri di una possibile bagarre con il compagno che avrebbe verosimilmente portato al successo nella sua città natale.

La sensazione è che la scuderia di Andrea Stella non si fidi al 100% dei propri piloti quando si tratta di lasciare che i due lottino tra loro (consapevoli entrambi di dover comunque portare al traguardo le rispettive vetture): anche a Shanghai, infatti, Norris non ha mai provato ad impensierire il compagno in seguito alle "papaya rules" che molto probabilmente vennero discusse nel briefing prima del via.

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Viene quindi spontaneo domandarsi se sia giusto - sportivamente parlando - "castrare" un pilota che ha dimostrato in almeno due gare su tre di avere il potenziale per puntare alla conquista del gradino più alto del podio. Secondo il parere di chi scrive, l'australiano oggi avrebbe meritato anch'egli la sua chance così come l'ha avuta il britannico per tre quarti di gara.

Priorità a chi lavora meglio... al sabato

È più che mai lecito affermare che McLaren non abbia concesso pari opportunità ad entrambi i piloti. Eppure un precedente del 2017 conferma come questo scenario sia stato già applicato, addirittura sacrificando chi all'epoca si giocava il Mondiale. In Ungheria Valtteri Bottas cedette la posizione all'allora compagno Lewis Hamilton, al fine di consentirgli di raggiungere e attaccare le due Ferrari in testa alla corsa. Il finale di quella domenica è noto, con il britannico che non riuscì a sovrastare l'enorme difesa di Kimi Raikkonen che si comportò da perfetto scudiero di Sebastian Vettel.

Il GP si concluse con il successo del tedesco che incrementò la propria leadership in classifica e Hamilton che, come concordato precedentemente, restituì la terza piazza al finlandese rischiando, inoltre, di perdere anche la quarta posizione ai danni di un giovanissimo Verstappen (meno di quattro decimi a separe i due al traguardo).

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A differenza di quella Mercedes, McLaren la domenica sembrerebbe invece dare la priorità a chi lavora meglio al sabato (scenario applicato in tutti i weekend fin qui disputati) che, per carità, è un ragionamento sacrosanto ma che non trova significato nel momento in cui uno dei due piloti mostra un ritmo nettamente superiore. A questo aggiugiamoci il fatto che Piastri è rimasto sì dietro in qualifica a Norris, ma per soli 32 millesimi... Un margine decisamente troppo ristretto per vedersi negare la possibilità di sfruttare anch'egli la sua chance, no?

Confermarsi campioni nei Costruttori è l'obbiettivo. E il titolo Piloti?

Il successo odierno della Red Bull di Verstappen non ha solo impedito alla squadra color papaya di fare bottino pieno per quel che concerne la classifica a squadre, ma ha anche favorito l'avvicinamento del quattro volte iridato - ora ad una sola lunghezza da Norris - nel campionato Piloti nonostante una RB21 meno prestazionale rispetto alla MCL39.

Precisiamo, Super Max sta chiaramente svolgendo un lavoro superlativo ma ciò la dice lunga rispetto ai punti che McLaren sta lasciando per strada, facendo inoltre prendere sempre più corpo alla teoria secondo la quale il team di Woking stia sì puntando a confermarsi campione nei Costruttori (classifica che al termine della stagione contribuisce a portare una cospicua somma di denaro nelle casse delle squadre), lasciando però il Mondiale Piloti come semplice valore aggiunto.

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L'appetito vien mangiando (o forse no)

Il non certo - ma comunque possibile - attacco di Piastri nei confronti di Verstappen avrebbe quindi giovato anche alla caccia al titolo di Norris, ma il fatto che in casa McLaren non abbiano nemmeno provato a conquistare la tappa di Suzuka sottolinea quella che potrebbe essere una preoccupante mancanza di "fame" non accettabile per uno sportivo, a maggior ragione per chi compete a livello professionistico; un peccato se si considera l'incredibile lavoro svolto dalla gestione Stella sin dalla sua promozione a Team Principal.

A questo punto si torna al quesito impresso nel titolo di questo articolo: la vettura ha già dimostrato a più riprese di essere pronta non solo a vincere, ma anche a dominare. La squadra, invece, presenta ancora qualche lacuna di troppo non solo a livello strategico ma, a questo punto, gestionale, seppur i piloti a fasi alterne mostrino di avere ancora qualche incertezza in termini di guida.

Questione di mentalità

"Non dobbiamo dimenticare che in caso di undercut si espone la vettura che si ferma ai box al rischio di Safety Car. Lando in questo caso avrebbe perso posizioni, dunque col senno di poi diventa facile pensare che questo scenario fosse possibile e chiaramente questo azzardo avrebbe comportato dei rischi". Queste le parole del Team Principal Andrea Stella, rilasciate dopo la bandiera a scacchi e rimarcate dallo stesso Norris in parc fermè prima e in conferenza stampa poi.

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Ed è qui che ci vogliamo soffermare: sul rischio. Quello stesso rischio che nè la squadra e nè il pilota hanno voluto correre, preferendo rimanere nel più dei neutri "non si poteva fare di più". Il numero 4 in particolare ha più volte dimostrato di essere un pilota veloce, ma non ha mai dato la sensazione di avere quel coraggio necessario per uscire dalla propria zona di comfort e che porta ad osare maggiormente. Certo, nell'economia di un campionato massimizzare è importantissimo, ma è altrettanto vero che audentes fortuna iuvat: la fortuna aiuta gli audaci.

Questo articolo è stato scritto in collaborazione con Fabrizio Parascandolo

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