I rapporti tra la Formula 1 e la FIA stanno raggiungendo il punto di rottura. Per anni la Federazione ha preso delle decisioni sportive alquanto discutibili, ma adesso si è aggiunta anche la condotta quasi tirannica di Ben Sulayem; quello che lui dice è legge, nonostante le lamentele e le proteste dei piloti, e apparentemente non si può intavolare un dialogo costruttivo. Fioccano le sanzioni e le multe per questioni quasi futili, come i gioielli, l'intimo e le parolacce, e chi parla viene silenziato con la minaccia di perdere punti in campionato. Insomma, quasi un regno del terrore, nel quale la politica si mischia fin troppo con la pista.
Una soluzione a questo problema potrebbe venire da un nome inaspettato: Carlos Sainz Sr, che sta seriamente valutando la candidatura a presidente nelle elezioni che si terranno a dicembre di quest'anno. Stando a quanto riportato dal podcast di Autosport, sarebbero stati piloti ed ex piloti ad approcciarlo per chiedergli di farsi avanti, al fine di avere qualcuno al vertice che sa cosa vuol dire essere dietro al volante e vivere di motorsport, che possa ascoltarli e comprendere i loro bisogni. "Il vincitore della Dakar sarebbe aperto a mediare con tutti, dai costruttori agli steward e persino considerando i fan", ha spiegato Rebecca Clancy, global editor di Autosport.
Una figura di tutto rispetto, e il rischio di avere favoritismi per il figlio pilota è da considerarsi nullo. "La pista parla per me, e le persone che mi sostengono sanno che non ci saranno conflitti d'interesse. Io voglio fare le cose in modo chiaro, con professionalità e serietà", ha detto Sainz Sr al magazine britannico. E se un padre così legato alla sua famiglia, non solo a Carlos ma anche a Ana e Blanca, è disposto ad allontanarsi a nome del suo compito, allora non possiamo discutere della sua serietà. Un altro segno della sua convinzione è il fatto che lo spagnolo starebbe meditando questa proposta da anni, ma era limitato dal fatto che suo figlio si trovasse in Ferrari; ora invece che corre per la Williams, un ambiente più disteso e meno intriso di politica, ha meno riflettori puntati addosso.
D'altronde, anche Jean Todt era stato team principal della Ferrari prima di diventare presidente, e proprio negli anni in cui lo era suo figlio era manager di Charles Leclerc; tuttavia, non si sono mai visti favoritismi eclatanti rivolti a Maranello. O ancora, Stefano Domenicali è attuale CEO della Formula 1, ma pure lui ha un passato in rosso. Quando si ha un compito così importante, però, si sa dividere quello che dice il cuore dalla mente.
Purtroppo, la forza del campione di rally rischia di essere anche il suo punto debole: non si è mai invischiato nella politica. E in un contesto come delle elezioni, nel quale serve avere un gruppo di persone fidate a sostenerti e contano gli agganci più che le competenze, questo è un dettaglio molto rilevante. I candidati, infatti, si votano per delegazioni, suddivise in aree geografiche; Ben Sulayem godrebbe del sostegno arabo, mentre Sainz, forse, potrebbe ingraziarsi il Sud America. Per una serie di giochi e intrighi, nell'ambiente si tende a mantenere lo status quo, al punto che Jean Todt diede le dimissioni volontarie per andarsene. Per scalzare l'attuale Presidente, il campione del rally potrebbe fare leva sulle varie polemiche, sebbene al momento non sembri interessato. Dietro le quinte ci sarà molto lavoro da fare in un breve arco di tempo.
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