Con il trionfo di Budapest Lando Norris ha raggiunto quota cinque in stagione, portandosi a soli nove punti dalla vetta del Mondiale occupata dall'altra McLaren di Oscar Piastri. Proprio il pilota australiano al termine della corsa aveva immediatamente fatto trasparire la propria incredulità, facendo intendere che avrebbe chiesto delucidazioni alla squadra durante il consueto debriefing post-gara.
A mettere Norris nella condizione di tornare in gioco per la vittoria è stata sì la singola sosta, ma ciò che Piastri non sapeva ancora era il fatto che quella strategia fosse stata però coadiuvata da un'ingenuità del britannico che - nei metri successivi allo spegnimento dei semafori - alla staccata di curva 1 aveva scelto la linea interna, lasciando così un'autostrada all'esterno dove Russell e Alonso si sono infilati senza farsi pregare.
Quella che poteva suonare come una condanna a rinunciare alla lotta per il gradino più alto del podio si è invece trasformata in un jolly che ha poi spostato non poco gli equilibri nell'economia di gara, con il nativo di Bristol che ha deciso di giocare la carta del singolo pit-stop sfruttando non solo il vantaggio di poter girare in aria pulita, ma soprattutto l'incredibile bontà della MCL39 nel contenimento del degrado.
Come recita il titolo, quindi, il successo dell'Hungaroring rappresenta la radiografia perfetta di Lando Norris: impacciato in quello che in gergo viene comunemente definito racecraft - quando si è chiamati a prendere una decisione nell'arco di pochi secondi - ma perfetto nel mantenere un passo "a martello" (da sempre la sua più grande forza) che nel finale gli ha permesso di contenere la rimonta e gli attacchi in extremis del compagno di squadra.
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