Dopo il fine settimana di Singapore, diverse indiscrezioni hanno affermato che all'interno della Ferrari ci sarebbe del malcontento, dell'insoddisfazione, nei confronti degli atteggiamenti di Charles Leclerc. Francamente, una crisi interna è l'ultima cosa di cui la Rossa ha bisogno in questo periodo.
Il primo ad essere insoddisfatto della situazione attuale è senza dubbio il monegasco. Un pilota che ha giurato fedeltà al Cavallino sin da piccolo, che viene visto da diversi anni come il "predestinato" per riportare il titolo a Maranello e che finora ha raccolto davvero poco rispetto a quanto ha seminato.
Lo si nota in ogni intervista: gli occhi di Leclerc sono spenti, vuoti. Lo specchio di una malinconia interiore e di uno scenario, quello che si vive nella Scuderia, che appare come un tunnel senza via d'uscita.
D'altronde, il weekend di Marina Bay è stato un altro fallimento per la Ferrari in questo 2025. La SF-25 si è dimostrata, per l'ennesima volta, una monoposto non all'altezza della concorrenza.
Se poi alla prestazione insufficiente si aggiungono un bilanciamento difficile da controllare e problemi di ogni tipo da gestire, allora è fisiologico che un pilota vada al manicomio nel tentativo di mantenere la calma.
Nel corso della gara, è stato chiesto più di trenta volte a Leclerc di effettuare del lift and coast (veleggiare prima della staccata), rilasciando l'acceleratore a 20, 30 o addirittura 50 metri dal punto di frenata ideale. Il tutto per tenere sotto controllo le temperature dei freni; tant'è vero che quelli di Hamilton hanno ceduto nel finale.
Questa pratica è ovviamente frustrante per un pilota, perché comporta un'ulteriore significativa perdita di prestazione, che può arrivare fino a 1 secondo al giro.
Dunque, parliamoci chiaro: dopo sette anni in cui non ha mai davvero potuto lottare per un campionato, è comprensibile che Leclerc abbia uno stato d'animo burrascoso.
Attenzione alle parole: "comprensibile" non significa "giusto", né tantomeno "giustificabile". L'atteggiamento sbigottito di Charles non fa di certo bene alla squadra e dovrebbe essere evitato, però è comprensibile.
Ciò che è meno comprensibile, ma soprattutto per nulla produttivo, è accanirsi nei suoi confronti come starebbero facendo - stando a delle indiscrezioni - diversi membri della squadra.
In una situazione del genere va messo da parte l'orgoglio. Se Leclerc critica la macchina, bisognerebbe concentrarsi sul perché la SF-25 non è quella che tutti volevano, piuttosto che trattare il classe '97 come se fosse una mela marcia.
Parliamoci chiaro: in Formula 1, in cima alla classifica dei problemi, ci deve sempre essere la monoposto. Senza una vettura di livello non serve a nulla avere i migliori piloti, i migliori pit stop e le migliori strategie.
Prima la macchina, poi tutto il resto. Perché il punto è proprio questo: il malcontento generale nasce dalla mancanza di una macchina capace di vincere il titolo. Mancanza che si protrae dal 2008 ad oggi.
Se si arriva a parlare d'altro è perché, evidentemente, non si è in grado di giustificare tale mancanza. L'intera organizzazione, da capo a piedi, dovrebbe agire per rimediare allo scempio a cui i Tifosi assistono ogni singolo gran premio, piuttosto che indignarsi per la frustrazione di Leclerc.
Forse questo è un discorso per cui la Ferrari non è pronta, forse mai lo sarà. E tutto ciò spaventa.
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