Premettiamo che, essendo diversamente giovane, chi scrive è cresciuto guardando molti cartoni animati al pomeriggio, soprattutto su Canale 6. Tra questi, quando abbiamo pensato al titolo, ci è tornato alla mente un Pokémon: Psyduck. Il buffissimo papero contraddistinto dalla sua mossa speciale, l’attacco confusione, che finiva sostanzialmente per infliggere danni a sé stesso.
Con la Ferrari non siamo a quei livelli, per fortuna, ma per certi versi ci siamo piuttosto vicini. Dopo aver vissuto trasferte molto deludenti tra Monza, Baku e Singapore, dove, per stessa ammissione del team principal Frédéric Vasseur, la squadra non è riuscita a sfruttare tutto il potenziale dell’auto, ci si attendeva di fare molta fatica su piste come quella di Austin e le prossime che verranno.
Invece, più che a sorpresa, considerato anche il ritmo mostrato tra venerdì e sabato in preparazione alla Sprint Race, le qualifiche restituiscono un Leclerc e un Hamilton molto competitivi, capaci di prendersi la terza e la quinta posizione in Q3 e di diventare poi terzo e quarto al termine del GP.
Un risultato sorprendente che di fatto ha sorpreso anche gli stessi esponenti del team. Allarmanti le dichiarazioni dei piloti al termine delle qualifiche, con Leclerc che ha affermato di non sapere con esattezza da cosa provenisse tale miglioramento. Ovviamente la Ferrari deve essere soddisfatta del risultato ottenuto. Non sarà una vittoria, ma aver riportato Leclerc sul podio, su una pista dove si pensava che avrebbe faticato, resta un fatto importante, da analizzare però nella sua totalità.

È importante fare un’indagine accurata per comprendere la vettura quando le cose non vanno come dovrebbero, ma è ancora più significativo farlo quando emergono potenzialità che non si credevano di avere.
Secondo la nostra redazione, la Sprint potrebbe aver dato un grande contributo al risultato finale del weekend. La SF-25 deve correre a un’altezza da terra maggiore rispetto a quella che le permetterebbe di esprimere al meglio le sue qualità e, nel corso della Sprint, i tecnici potrebbero essersi resi conto di poter abbassare ancora un po’ l’auto senza incorrere in penalizzazioni nel post gara. Il basso degrado delle gomme potrebbe inoltre aver contribuito, a riprova della teoria che la nostra redazione porta avanti da tempo (leggi qui), a tale beneficio.
Purtroppo però restiamo sempre nel campo delle ipotesi, e quel che è peggio, non siamo solo noi a farle. Siamo giunti a fine anno e la Ferrari non ha ancora acquisito la piena conoscenza della sua SF-25.
Foto: Ferrari
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