Le recenti tappe del mondiale di Formula 1 hanno portato i team ad estremizzare in un certo qual modo i concetti aerodinamici delle loro vetture. Monza è stata una gara da bassissimo carico a cui sono seguite Baku, più da basso carico, per poi invece andare a Singapore dove abbiamo visto un'aerodinamica molto prevalente, più vicina ai valori di Monte Carlo.
Ad Austin, in Texas, i tecnici sono tornati a fare i conti con una configurazione aerodinamica che deve adattarsi alle condizioni miste di un layout che presenta sia delle curve molto veloci che dei tornanti a media velocità. Il COTA è considerata una pista da medio/alto carico e prima di andare a vedere cosa è emerso dalle qualifiche di ieri sera, cerchiamo di valutare l'andamento della performance delle diverse squadree lungo l'arco della stagione, mediante il nostro consueto appuntamento del performance check.
A Melbourne (R01) avevamo registrato la seguente situazione. Norris e la McLaren avevano dimostrato di poter creare un gap di 4 decimi tra loro e la prima rivale, in quel caso la Red Bull di Verstappen. Alle spalle di Max tutti più compatti con Red Bull, Racing Bulls, Williams e Ferrari racchiusi in 274 millesimi. Alpine, Aston Martin, Sauber e Haas hanno in quel caso fatto un po’ storia a sé (vedere grafico a seguire).

In Giappone (R03) invece la situazione si è evoluta. A Suzuka abbiamo visto una Red Bull molto vicina alla McLaren, una Ferrari capace di sfidare la Mercedes, con Racing Bulls, Williams, Aston Martin, Haas e Alpine quantomeno appaiate e poi una Sauber solitaria in fondo.

In Bahrain (R04) le squadre hanno cercato di trovare il giusto compromesso tra il generare carico per affrontare le curve veloci senza strapazzare troppo le gomme ed essere veloci in rettilineo. Sakhir, ricordiamo, ha fatto un po' di storia a sé a causa del tanto degrado che ha sopreso tutti. La McLaren è stata molto forte in ogni condizione. Mercedes a 168 millesimi, con la Ferrari a 166 dalla vettura di Russell. Alpine molto vicina alla SF-25 (+41 millesimi), mentre Verstappen ancora più distante ad oltre 2 decimi. Il che ha portato alla condizione di avere le squadre della top-10 racchiuse in meno di 6 decimi. La Red Bull affonda, mentre la Ferrari risale.
A Sakhir credevamo che i progressi fatti dalla Ferrari potessero derivare anche dal nuovo fondo, oltre che dal caldo inaspettato che ha interessato il weekend. Forse invece, prendendo atto dei valori emersi a Jeddah, con la gestione delle gomme tornata sugli 'standard' stagionali, dobbiamo dire che tanto della prestazione vista in Bahrain sembrerebbe essere derivata proprio dal fatto di aver saputo sfruttare le condizioni avverse e critiche del circuito.
A Jeddah (R05) la Ferrari torna rapidamente ad essere la quarta forza. La Red Bull invece fa un deciso balzo in avanti, facendo pensare di aver vissuto in Bahrain soltanto una brutta parentesi di quest'inizio di stagione. In Arabia Saudita abbiamo avuto Red Bull e McLaren in 10 millesimi, Mercedes molto competitiva e solida con entrambe le vettura a 113 millesimi dalla vetta con Russell, mentre la Ferrari è risultata essere quarta forza con distacco a 376 millesimi. Dopo di che troviamo una situazione molto interessante per quanto riguarda le zone basse della top-10, con Racing Bulls, Williams e Alpine racchiuse in 167 millesimi, anche se complessivamente ad oltre 7 decimi dal vertice. Chiudono nell'ordine Aston Martin, Haas e Sauber ad oltre un secondo.

A Miami (R06) tutti i motorizzati Mercedes, McLaren compresa, cambiano gli elementi della power unit mettendosi nelle stesse condizioni di Red Bull e Ferrari che lo avevano già fatto nel precedente evento di Jeddah. In Florida, le squadre adottano pressoché la stessa configurazione aerodinamica dell'ultima tappa e in effetti non è che la situazione cambi molto rispetto all'Arabia Saudita, almeno per il gruppo di testa. Red Bull, McLaren e Mercedes sono racchiuse in appena 67 millesimi, stavolta con un Kimi Antonelli in grande spolvero.
La nota stonata è rappresentata dalla Ferrari, la quale soffre molto la difficoltà dei tecnici di Maranello nel comprendere e saper sfruttare il pacchetto a propria disposizione. Hamilton e Leclerc a Miami guidano sulle uova, come se venisse loro a mancare quella dose di carico aerodinamico che gli permetterebbe invece di avere più fiducia nell'affrontare le curve e questo è assolutamente il deficit più grande che emerge dalle qualifiche.
Hamilton viene eliminato in Q2, mentre Leclerc soffre tantissimo nei curvoni veloci del T1, dove perde 4 decimi dal poleman Verstappen. Negli altri due intertempi, con curve lente e lunghi rettilinei, la situazione migliora gradualmente con Charles che risulta addirittura il pilota di riferimento nel T3, ma il gap perso nei settori recedenti è troppo grande (4 decimi nel primo e 2 nel secondo, se si guarda Verstappen). Manca carico, o meglio non si riesce a comprendere come generarlo nel modo corretto. Il risultato è una Ferrari in caduta libera a 550 millesimi dalla vetta.
La Williams, forte anche del cambio motore, diventa momentaneamente quarta forza, registrando anche dei buoni progressi che la portano a 365 millesimi dal vertice. Segnaliamo invece un netto miglioramento della Sauber, grazie al gran sabato di Bortoleto, mentre precipita in fondo l'Aston Martin.

In Spagna (R09) c'erano tante attese attorno alla TD018. C'era chi sperava potesse togliere un po' di quel dominio ostentato dalla McLaren sin da inizio stagione, ma la verità è che in realtà, questa direttiva pensata dalla FIA, è andata sostanzialmente in favore del team leader del mondiale.
Se negli ultimi weekend a medio/alto carico avevamo avuto McLaren, Mercedes e Red Bull molto vicine al vertice, qui a Barcellona le maglie si allargano. La MCL39 è rimasta nettamente davanti a tutti, con la squadra di Milton Keynes e di Stoccarda che viaggiano di pari passo, ma ben staccate. La Ferrari recupera qualche decimo, ma anche lei resta ben distante dalle squadre davanti.

Silverstone (R12). Siamo abituati a dare dei giudizi molto critici nei confronti della Ferrari. Se i risultati non sono in linea con le attese allora il weekend è totalmente da buttare. In realtà se guardiamo nel complesso tutta la situazione, la squadra di Maranello ha fatto dei progressi consistenti a Silverstone rispetto a Barcellona. Poi certo non è solamente il carico che conta, tant'è che la McLaren è riuscita ad affrontare i curvoni veloci di Silverstone adottando delle ali più scariche.
Forse la più vicina al circuito britannico, per tipologia di pista, tra quelle già mandate in archivio è Suzuka. In Giappone avevamo visto una McLaren e una Red Bull fare un altro sport ripetto Ferrari e Mercedes, mentre circa 3 mesi dopo abbiamo una situazione molto più compatta con quattro squadre racchiuse in poco più di 2 decimi. La griglia è sostanzialmente divisa a metà tra top team e non. Possiamo definire il GP di Gran Bretagna una sorta di spartiacque in tal senso.
Le novità portate dai team in queste ultime tappe europee sono stati una sorta di boost per le squadre di vertice e anche se Ferrari e Mercedes si sono prese un weekend di pausa, sembra stiano usufruendo bene del nuovo fondo e delle piccole migliorie aerodinamiche introdotte sulla vettura. McLaren e Red Bull restano il riferimento nei circuiti con curve ad alta percorrenza (specialmente la RB21), ma il gap sembrava essersi assottigliato

Se in Gran Bretagna i margini sembravano essersi assottigliati tra le squadre, almeno in qualifica, forte degli ultimi aggiornamenti, è la Red Bull ad avere la meglio sui tracciati permenenti e caratterizzati da delle caratteristiche per così dire miste. McLaren, Mercedes e Ferrari (di cui parleremo nei prossimi giorni), sembrano essere più o meno sullo stesso piano, mentre la Red Bull, con Verstappen, stacca nettamente tutto il gruppo (3 decimi) permettendosi anche di non fare il secondo tentativo al termine del Q3. Ovviamente, cosa non voluta, ma che fa molto pensare.

Bella anche la lotta tra Williams, Aston Martin e Haas, molto compatte per dei posti in top-10, mentre più staccate sono la Sauber e la Racing Bulls con Alpine lontano dai radar.
Vedremo tra neanche una settimana come sarà la situazione in Messico, circuito da alto carico aerodinamico (valori simil Monte Carlo) a causa dell'altitudine a cui si corre a Città del Messico (aria troppo rarefatta, se non fosse per questo espediente il tracciato, a colpo d'occhio, sarebbe anche piuttosto simile a Monza).
Foto: Red Bull Racing
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