Tra verità ed effetti speciali: i segreti del film F1 svelati dai VFX artist
29/10/2025 13:00:00 Tempo di lettura: 6 minuti

F1 The Movie” ha conquistato il box office mondiale con numeri da record: oltrepassati i confini degli appassionati di motorsport, il film ha trasformato la passione per la velocità in un successo globale, unendo pubblico e la maggior parte della critica in un raro consenso per realismo e spettacolarità visiva.

Se la narrazione di “F1 The Movie” mostra più di una crepa in termini di realismo e coerenza, gli effetti visivi rappresentano invece il vero punto di forza della produzione. Pur con qualche imprecisione tecnica, la resa visiva delle corse e l’integrazione tra riprese reali e CGI raggiungono un livello di credibilità raramente visto nel moderno cinema a tema Motorsport.

Il giudizio finale arriva dai VFX artist di Corridor Crew, il celebre canale YouTube statunitense fondato da Niko Pueringer, Sam Gorski e Jake Watson. Il team, conosciuto per la serie “VFX Artists React”, riunisce diversi professionisti della computer grafica e degli effetti speciali che commentano, con approccio tecnico ma divulgativo, i visual effects dei film più noti.

I VFX artist hanno analizzato gli effetti visivi di “F1 The Movie”, svelando un approccio ibrido, basato su ingegneria di set, accessi senza precedenti in pista e post-produzione chirurgica, capace di far sembrare tutto “girato realmente”.

“Almeno un elemento di ogni inquadratura è stato catturato in camera”, spiegano, ricordando il legame con il metodo di Top Gun: Maverick.

Per raggiungere l'obiettivo è stata data massima priorità alla fisicità del girato e alla riprese in camera, piuttosto che a ricostruzioni 3D. Per fare questo Apple ha ottenuto un accesso senza precedenti ai weekend di gara: circa 20 minuti realmente in pista durante le prove libere per girare asset chiave, tutto il resto è stato ricreato o integrato con fonti alternative.

La soluzione più ingegnosa? Una F2 “truccata” da F1 per il team fittizio Apex, imbottita di microcamere 4K su misura: per le riprese Sony ha costruito 25 sensori full-frame ultra-compatti, fino a 16 montati contemporaneamente, con teste motorizzate. Le videocamere sono state nascoste in cavità sotto i radiatori e le ali, e i cablaggi incanalati nelle pance: un vero e proprio "set mobile" al servizio della narrazione.

Per non sovraccaricare le monoposto reali nelle sessioni ufficiali, il team ha sviluppato anche una minicamera leggerissima “over-the-shoulder” da fissare a piloti selezionati, scegliendo di volta in volta chi avrebbe verosimilmente occupato la posizione utile alla storia. Nel frattempo, un’altra intuizione formidabile: sfruttare il broadcast live della F1. Con splitter HDMI hanno duplicato il segnale della regia internazionale e creato montaggi personalizzati con centinaia di ore di materiale “ufficiale” (pubblico incluso), a cui hanno aggiunto motion blur e rifiniture per un look coerente.

La ricostruzione più spettacolare riguarda Monza: nel 2024 non ha piovuto, e le riprese erano comunque all’asciutto. Eppure nel film quella gara è bagnata. Ecco il dry for wet. Hanno ricreato Monza e l’ambiente in digitale, simulando spray, rooster tail e atmosfera umida con un controllo maniacale delle interazioni luce-acqua.

Anche l’incidente clou è stato realizzato con riprese dal vivo e poca post produzione: per mettere in scena l'incidente è stata utilizzata una F3, letteralmente lanciata in aria da un binario pneumatico per catturare aerodinamica, twist e impatti sugli alberi con fisica autentica; anche il fuoco era reale, generato  da rig “a fornello” per dare colori e dinamiche credibili, poi ampliati in CG.

Tutto questo materiale, le riprese in camera, le camere over-the-shoulder, l'utilizzo dei feed TV e i set dedicati, diventa la base su cui il reparto effetti speciali ha rifinito e unificato.

Framestore e ILM hanno "reskinnato” vetture e livree, sostituito auto e caschi quando é stato utile, riallineato posizioni per garantire continuità narrativa e coerenza con la storia del film. “È un collage di riprese reali che diventa invisibile”, dicono gli artisti: quando non ti “scatta la sensazione” che stai guardando un effetto speciale, l’obiettivo è centrato.

Realismo non significa rinunciare ai visual effects, ma usarli come malta tra mattoni di realtà. L’accesso al paddock, l’inventiva sui mezzi (F2 camuffata, shoulder-cam), il recupero del segnale TV e la rifinitura di colossi come Framestore e ILM costruiscono un’estetica che non cerca il “wow” isolato: punta alla verità percettiva della velocità, del rischio e del rumore.

Certamente gli appassionati più attenti avranno notato alcune imprecisioni, come ad esempio le forme di base di una F2 molto distanti da una F1 attuale, ma nel complesso “F1 The Movie” ha raggiunto l'obiettivo di immergere lo spettatore senza cadere nella trappola di scene finte e fine a se stesse.

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