Sulla pista più alta di tutto il campionato (oltre duemila metri sul livello del mare), tornata in calendario lo scorso anno dopo una lunga assenza dal Mondiale, Lewis Hamilton compie un ulteriore passo dentro la storia e va a conquistare la sua vittoria numero 51, appaiandosi alla leggenda Alain Prost. Sopra di loro, molto più in alto, solamente l’inarrivabile Michael Schumacher, con le sue 91 vittorie. Il campione del mondo in carica si conferma in ottimo stato di forma e batte nuovamente il compagno Nico Rosberg, che è stato complessivamente meno efficace di lui nell’arco di tutto il weekend messicano. Il tedesco, forte di diciannove punti di vantaggio in classifica a due gare dal termine, può concedersi il lusso di correre da “ragioniere” e non dover inseguire. Quest’ultimo compito toccherà a Hamilton, che non può far altro che vincere tutto e sperare in qualche guaio del rivale. Certo, se Lewis non avesse subìto la rottura del propulsore a Sepang, la classifica oggi vedrebbe lui come leader…
Pista abbastanza spettacolare per via dei suoi rettilinei, dei suoi curvoni, delle sue varianti e di quell’abbraccio di tribune alle spalle del via. Gara, invece, non ricca di emozioni e azione, a parte il finale. Un finale intenso, che fa discutere e che, per l’ennesima volta, ruota intorno a Max Verstappen. Il quale, finalmente, riceve un minimo di penalità per un altro comportamento intollerabile e non degno di un professionista che corre in F1. Il fatto è noto ai più: l’olandese, nel mirino del più veloce Vettel, è andato lungo e ha tagliato curva traendone vantaggio. Elemento che comporta inevitabilmente cessione della posizione al vicino inseguitore o una penalità. Ebbene, nonostante il suo stesso team via radio gli avesse suggerito di far passare Sebastian, Max ha proseguito come se nulla fosse, salvo poi essere punito con cinque secondi (una miseria) poco prima del podio e allontanato in favore di Vettel: una “correzione” di premiazione doverosa.
Il fatto è finito qui? No di certo. Innanzitutto perché Verstappen ha respinto ogni critica insultando Vettel nel corso delle interviste post-gara. E successivamente perché lo stesso Vettel ha a sua volta perso il famigerato podio per una penalità di dieci secondi sul tempo di gara inflittagli a causa di una manovra di difesa con Daniel Ricciardo. Decisione scandalosa, in quanto scaturita dal mancato (e legittimo) cedimento della posizione di Verstappen, che ha favorito l’avvicinamento di Ricciardo su Vettel, e anche perché il tedesco (nonostante avesse cambiato lievemente traiettoria in frenata) non ha chiuso la traiettoria a Ricciardo e gli ha consentito un regolare inserimento in curva, come dovrebbe avvenire in un sano e sportivo duello tra piloti professionisti. Una situazione paradossale, in cui Sebastian è stato privato di un podio meritato (è stato l’unico ad andare forte con le gomme soft per ben trenta giri) e in cui l’equità di giudizio, come sempre sta accadendo da tempo in F1, va letteralmente e definitivamente a farsi benedire. Di fatto la Red Bull ne esce “vincente” dopo il comportamento inaccettabile di Verstappen, che persevera nel fare ciò che vuole (Ricciardo salito in terza posizione e Max in quarta). La Ferrari, invece, ne esce ancora una volta con le ossa rotte, un po’ come se fosse nel mirino della Fia…
La gara degli altri: alle spalle del “massacrato” Vettel troviamo il suo compagno di squadra, che non si è trovato a proprio agio con le medie e nel corso della gara ha dovuto fare una sosta in più per montare nuovamente le gomme a banda bianca, in assenza di soluzioni migliori. Grande gara per Nico Hulkenberg, partito dalla quinta posizione e arrivato settimo, alle spalle delle prime tre squadre. Punti anche in casa Williams, con Bottas ottavo e Massa nono, seguiti dall’idolo di casa Sergio Perez, tifato in modo indiavolato sulle tribune e inseguito perennemente da giornalisti e fan. Altra gara incolore per la McLaren, fuori dai punti con Button e Alonso, rispettivamente dodicesimo e tredicesimo. Retrovie anche per le Toro Rosso, ormai esauste per il mancato sviluppo della power unit Ferrari: sedicesimo Sainz e diciottesimo Kvyat. La Haas ha battuto soltanto la Manor, con Gutierrez (anche lui eroe di casa) e Grosjean diciannovesimo e ventesimo, doppiati. Tra due settimane si va a San Paolo, in Brasile, per il penultimo atto di questa lunga stagione, in cui la Mercedes ha appena toccato il record di ben diciassette vittorie. Record che, ne siamo certi, verrà ritoccato nel prossimo gran premio. Nico Rosberg, salvo imprevisti, si conferma a un passo dal Mondiale.