Noi abbiamo un brutto “vizio”: giudicare i fatti e valutarli per quelli che sono e che rappresentano, non in base a come i nostri convincimenti pretendono di farli intendere ai lettori. Quest’ultimo è il vizio di tanti altri, molti dei quali scrivono di automobilismo.
I fatti di Jeddah dicono una serie di cose, la principale delle quali è che la Ferrari SF-23 dal Bahrain all’Arabia i miglioramenti sostanziali dei quali tanto s’è parlato li ha fatti solamente supporre, più che altro in qualifica. Non è stata fortunata, questo va detto, perché una strategia potenzialmente azzeccata (anche questo va messo agli atti) è stata vanificata dalla Safety Car, ma il passo gara nella seconda parte ci fornisce per ora due indicazioni: al momento si può competere soltanto per il gradino più basso del podio e, prima di ulteriori aggiornamenti, neanche per quest’obiettivo il Cavallino è favorito, perché la Rossa al momento recita da quarta forza, ci piaccia o no.
Veniamo ai piloti, alle loro prestazioni: Leclerc quasi miracoloso, per quello che ha tirato fuori dalla macchina tra venerdì e domenica in gara: leonino per la soglia agonistica, perfetto nell’interpretazione della vettura, difetti compresi. Basta ripensare alla rimonta condotta di pari passo con Verstappen, che però ha una Red Bull che sta su due binari. Sainz sta invece soffrendo l’interpretazione della monoposto, come del resto era accaduto lo scorso anno con la F1-75. Mai competitivo per il podio, soprattutto perché non in grado di “spremere” dalla macchina ciò che è riuscito a spremere Leclerc. Nota bene: chi scrive, fino allo scorso anno, ha sempre sottolineato che le prestazioni dello spagnolo nella seconda parte del Mondiale passato si erano avvicinate a quelle del compagno e che non era poi così giusto invocare che il monegasco fosse indiscutibilmente prima guida. L’inizio di questo campionato, come quello dello scorso anno, sta evidenziando che prima di rivendicare chance da prima guida, Sainz deve tornare a meritarle. Se la macchina è questa, prima dei miglioramenti che ci aspettiamo a stretto giro di posta, i piloti devono mettere al suo servizio la massima ricerca della prestazione. Entrambi, non uno solo.