Sembra che la parola d’ordine a Melbourne sia stata dissoluzione. Il primo a gettare il weekend alle ortiche è stato Leclerc (voto 1) che, dopo quanto accaduto nelle qualifiche (e, più in generale, nelle ultime settimane), non aveva nessuna voglia di gareggiare. Quindi ha approfittato della prima occasione utile per togliere il disturbo, ma se anche il contatto con Stroll non l’avesse messo fuori pista, siamo sicuri che nell’arco di pochi chilometri avrebbe trovato un’altra occasione per rientrare rapidamente (a piedi) nei box.
L’atteggiamento ricorda quello di Montecarlo 2019, ma se allora Charles aveva tolto i freni inibitori per recuperare le (ingiuste, a suo modo di vedere) posizioni perse per il cambio di motore, oggi si è suicidato per dare un segnale all’(ingiusto, sempre a suo modo di vedere) ambiente di lavoro. È chiaro anche agli occhi di un osservatore esterno che il rapporto con l’ingegnere di pista sia ai minimi termini e non ci stupiremmo di trovarne un altro al suo fianco già a Baku: sarebbe la logica conseguenza della purga avviata da qualche settimana.
In generale, comunque, è tutta la gestione sportiva della Ferrari ad essere una polveriera. Lo testimonia la folle sosta anticipata di Sainz (2), in un tracciato dove safety car e bandiere rosse sono all’ordine del giorno (e questo lo sa anche l’appassionato della domenica). Lo testimonia anche l’immotivata voglia di mettersi in mostra dello spagnolo che ha causato il macello dell’ultimo giro e con quella frenata dissennata è passato dalla quarta posizione a finire fuori dai punti. Sacrosanta la penalità di cinque secondi: ci resta solo il dubbio che se a commettere l’errore fosse stato un pilota Mercedes o Red Bull il trattamento sarebbe stato lo stesso.
Il team di Maranello torna dalla trasferta australiana con uno zero in classifica che getta nefasti presagi non solo su una stagione che doveva essere della consacrazione (lo sviluppo della vettura è iniziato a metà del 2022), ma anche sugli anni futuri, perché dalle macerie lasciate da Binotto e soci non ci si risolleva tanto facilmente, né Vasseur sembra la persona adatta a prendere in mano le redini della situazione.
Anche la Mercedes ha vissuto momenti imbarazzanti: una follia fermare Russell (10) quando si trovava in testa - quantomeno Toto si è scusato in prima persona per la brillante scelta. Chissà se si sarà cosparso il capo della cenere del motore flambé anche qualche giro più tardi: peccato perché il talento inglese sta vivendo un periodo di grazia e si sarebbe meritato le chance di lottare per il podio e… chissà, forse qualcosa di più. In compenso Hamilton (9) ha salvato la domenica, guardando con il binocolo Verstappen ma tenendo a bada il temibile Alonso che gli è stato alle calcagna per tutta la gara, senza però mai sfondare la porta critica del secondo di distacco. Lo spagnolo (8) festeggia per la terza volta consecutiva sul gradino più basso del podio e con il rivale testimonia come il talento non abbia età.
In quarta posizione finisce, senza rendersene conto, Lance Stroll (7), approfittando dello schianto tre le due Alpine. Beffa tremenda per Gasly (9) che si era issato magnificamente fino in quinta posizione e l’anonimo Ocon (6) che comunque aveva agguantato l’ultimo punto in palio. Il caos generatosi alla terza partenza ha messo entrambi fuori gioco, con grande godimento di Sergio Perez (7), partito ultimo e autore di una delle sue solite remuntade e soprattutto delle McLaren. Norris (9) è stato eccezionale a piazzarsi in sesta posizione, e anche Piastri (7) può ritenersi soddisfatto di aver ottenuto i primi punti della carriera proprio nella gara di casa, soprattutto considerando la pochezza del mezzo a disposizione. Salti di gioia anche in casa Haas, in particolare per Hulkenberg (7) e Alfa Romeo, con Zhou (6) incredibilmente nono.
Applausi per Verstappen (10), padrone assoluto di questo campionato. Una condotta di gara ragionata l’ha tenuto fuori dai guai nei primi giri, quando era stato infilzato da entrambe le Mercedes; si è poi ripreso quanto gli spetta senza rischiare, ma semplicemente sverniciando Hamilton alla prima occasione utile. E non sarà certo un piccolo neo che gli ha fatto perdere quattro secondi a farci cambiare giudizio sulla sua trasferta australiana, anche in considerazione dell’eccezionale pole position ottenuta ieri. La Red Bull sarà anche la macchina più forte, ma è solo grazie a Max che diventa imprendibile per chiunque altro.
Due parole, infine, sulla direzione di gara, aspramente criticata da piloti (e non solo) per le decisioni prese oggi. Per quanto ci riguarda, appoggiamo completamente le scelte delle bandiere rosse e anche delle ripartenze. Certo, venti o trent’anni fa la gara si sarebbe conclusa al 56mo giro e probabilmente sarebbe stato più giusto così. Ma oggi la Formula 1 gode di una popolarità senza precedenti e a Melbourne si è, nuovamente, sfondato il record di presenze. Naturale che non si possano ignorare tante persone paganti che hanno il diritto di vedere transitare il vincitore sotto la bandiera a scacchi. Per fortuna, in questo caso, la Formula 1 non si è buttata via.
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