Nell'ultimo episodio del podcast Talking Bull, Adrian Newey ha parlato di come è la vita a Milton Keynes con uno sguardo visibilmente emozionato e un grande sorriso in volto. L'ingegnere è chiaramente contento di come il lavoro viene diviso, frutto di una filosofia che lui per primo ha promosso. Il piano è che non ci debba essere uno schema rigido da grande multinazionale, quanto piuttosto un ambiente dove si possano condividere progetti e idee.
"Come ogni azienda, bisogna avere una sorta di organigramma a piramide, ma noi abbiamo fatto dei cambiamenti. Nel dipartimento di ingegneria abbiamo assegnato le postazioni affinchè chi deve parlare spesso possa essere il più vicino possibile. Cerchiamo anche di ridurre il numero di riunioni, che sono una perdita di tempo. Incoraggiamo le persone a parlare tra di loro, non solo a mandarsi e-mail, banalmente anche davanti a un caffè. Vogliamo che tutti tengano gli altri il più informati possibile, specialmente sul progetto della vettura. Le persone devono essere a loro agio nel proporre nuove idee, e gli altri devono sempre analizzarle e studiarle. Quando poi si capisce che non renderanno la macchina più veloce, si accantonano, ma se funzionano si continua a svilupparle".
La conduttrice del podcast, Nicola Hume, si poi soffermata sul futuro della Red Bull, e in particolare ha chiesto se il personale stesse già progettando la vettura del 2026. "Non stiamo ancora pensando tanto al telaio quanto più al motore", ha risposto Newey. "Il grande salto sarà l'arrivo di Red Bull Powertrains, e noi dobbiamo costruitre la struttura attorno a quello. Nella Formula 1 attuale, ci sono alcuni elementi fissi che costruiscono lo scheletro della monoposto: il pacco batterie, il serbatoio, il cambio, il radiatore e, ovviamente, il motore. Sarà costruito attorno a quest'ultimo, e lavorare con Ford sarà diverso. Non abbiamo ancora delle regole di aerodinamica o cose simili, perciò adesso non ha senso che passiamo troppo tempo su quella macchina."
Leggi anche: Newey: «La RB-19 ha ancora un problema». E poi parla della Ferrari e della Mercedes
Leggi anche: Horner ha due grandi rimpianti: «Avrei voluto vederli guidare per la Red Bull»