Difficile aggiungere qualcosa d’altro a tutto quello che di lui è già stato detto. Max Verstappen però a Montecarlo ha fornito un’altra prova del suo approdo alla perfezione, perché se non usassimo questa parola non potremmo parlare di lui, di quello che rappresenta al momento attuale come parametro di prestazione per la Formula Uno.
Verstappen sulle stradine del Principato è riuscito in una piccola impresa: andare oltre l’efficacia della macchina, sovrapponendo la sua performance a quella della Red Bull e siccome la monoposto è un prodigio di stabilità, efficacia aerodinamica e potenza motoristica ottimizzata dalle altre componenti, in una domenica in cui ci era stato annunciato che la RB-19 avrebbe avuto qualche problema, vuol dire che il Campione del Mondo in carica è andato oltre la grandezza che già conoscevamo: stavolta è stato grandioso.
Ha cominciato a esserlo con il colpo di coda di sabato, al termine delle qualifiche, per poi superarsi domenica durante la gara: la sintesi tra il vantaggio accumulato con la pista asciutta (poi mantenuto con la pioggia) e la gestione degli pneumatici, forse la dote in cui eccelle più che in ogni altra, hanno portato a una gara che ha evidenziato un concetto, sorprendente anche per chi conosce le grandi doti del pilota olandese: nel momento in cui l’imponderabile si è preso la scena, ossia quando l’acqua riempiva le scanalature delle “Full wet”, Verstappen è diventato ancora più regolare, è apparso ancora di più in controllo assoluto.
Abbiamo avuto la sensazione che mentre gli altri erano impegnati a…guadare lungo il tracciato, lui abbia serenamente continuato a guidare, diventando un punto lontano per tutti, o talmente vicino da arrivare negli scarichi del compagno Perez, sul filo del doppiaggio, già nella prima metà di gara.
È stata una prova di virtù di guida, oltre che una vittoria prestigiosa; poi, se ancora non siete convinti, parliamo della macchina.
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