5 Agosto 1973, l'ultima bandiera a scacchi di Sir Jackie Stewart
05/08/2023 11:00:00 Tempo di lettura: 3 minuti

Inferno verde” lo chiamava, lui che di soglia di rischio se ne intendeva e che già all’epoca aveva compreso che il vecchio Nürburgring era un compromesso inaccettabile tra i tornanti in mezzo al bosco e tutti i cavalli delle Formula Uno dei primi anni Settanta.

Lui è Sir Jackie Stewart, che il 5 agosto di cinquant’anni fa tagliava per la ventisettesima e ultima volta in carriera il traguardo da vincitore all’ombra della Selva Nera, in Germania, su quel dedalo di trabocchetti d’asfalto senza vie di fuga, dove la morte riusciva a nascondersi nei centimetri di una staccata poco meno che perfetta.

5 Agosto 1973, l''ultima bandiera a scacchi di Sir Jackie Stewart

Con quella vittoria, quel giorno uno dei più grandi di sempre metteva l’ipotesi su quello che sarebbe stato il suo terzo titolo mondiale, dopo quelli del 1969 e del 1971. C’erano meno gare allora, quindi nel tempo sarebbe stato superato, per gran premi vinti, da Schumacher, Prost, Verstappen, Senna, Vettel, Hamilton, Mansell…ma nell’epoca sua, dei Fittipaldi, Rindt, Lauda, Regazzoni e gli altri, per ogni luce verde di una partenza iniziava una roulette russa per la quale il proiettile non era nel tamburello di una pistola: erano loro, il proiettile

Nato a Milton, Scozia, l’11 giugno del 1939, Sir Stewart seppe sempre tenere un piede a tavoletta per il ritmo indiavolato e regolare che riusciva a imporre alle gare che dominava, ma l’altro ben posato a terra quando c’era da rivendicare il massimo di sicurezza ottenibile per sé e per i suoi avversari, mai nemici. 

5 Agosto 1973, l''ultima bandiera a scacchi di Sir Jackie Stewart

La macchina come estensione di sé, per questo da rispettare nella messa a punto come fosse un’altra versione del suo corpo, da rispettare nel medesimo modo, con la medesima cura. 

Ken Tyrrell il boscaiolo, più che un team manager: un fiancheggiatore della sua crescita, un visionario delle corse, uno di quelli che hanno incarnato la possibilità di dare vita a una scuderia e di renderla duratura e vincente; un’altra delle cose improponibili per la Formula Uno attuale. Leggenda blu dominata dallo scozzese che sulla calotta del casco aveva il tartan del suo clan. 

Ha corso novantanove gran premi, Jackie Stewart; il centesimo lo avrebbe visto al via, a Watkins Glen, se non fosse stato il fine settimana della tragedia di François Cevert, il suo compagno di squadra, l’erede designato, l’amico che ascoltava i suoi consigli sulle traiettorie e le marce con le quali affrontare i punti dei vari tracciati. Questa però è un’altra storia, che contribuisce a testimoniare la grandezza di Jackie Stewart. 

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Foto copertina twitter.com

Foto interna twitter.com


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