Hungaroring 1989, il ruggito del leone
15/07/2023 08:25:00 Tempo di lettura: 3 minuti

Lo aveva detto Ayrton Senna meglio di altri, che quando Mansell decideva di sorpassare, non ci sarebbe stato nulla in grado di impedirglielo. E “meglio” di altri Senna lo aveva subito, su quel tracciato dove già nel 1986 era stato sverniciato da una manovra magistrale di Piquet. 

Hungaroring vuol dire tante cose, in primis l’apertura delle frontiere alla Formula 1 nel mondo del socialismo reale: forse all’epoca non venne compresa bene la portata dell’evento; col senno di poi possiamo dire che il fatto che le monoposto, con il loro corredo di marchi pubblicitari e il ricchissimo carrozzone che le accompagnava, andassero a far sentire il loro frastuono oltrecortina, equivaleva e cominciare a far cadere un poco di brecciolino sotto l’ombra ancora invalicabile, anche solo con lo sguardo, del Muro di Berlino. 

Sorpassi, dicevamo, e dicevamo di Mansell, mai così tanto Leone d’Inghilterra, forse, come nell’edizione 1989 del Gran Premio d’Ungheria. 

Istantanee di una rimonta ferrarista, con Nigel che parte dodicesimo a bordo della 640 numero 27 e che dopo la prima curva è già ottavo. Danno tutti la caccia a Patrese, partito in pole, poi si cacciano a vicenda. 

Vengono meno in tanti, a cominciare da Patrese che si ritira, passando per Prost che non colmerà più il ritardo di un cambio gomme. 

Il V12 Ferrari cede qualcosa sul rettilineo al motore Honda della McLaren, ma il divario in certe occasioni nulla lo può colmare meglio del piede di ghisa del Leone. Sono rimasti lui e Senna, con il rosso in comune sulle livree e una battaglia che, comunque finisca, varrà il ringraziamento della gente. 

Giro 57: bisogna sbarazzarsi della Onyx di Johansson, che ferrarista fu. Senna, che non avrebbe mai fatto in tempo a esserlo, avvisa un istante, microscopico, di titubanza in curva tre prima di scansare lo svedese; Mansell gli è negli scarichi, poi più non è: si soffia via dal retrovisore della McLaren e in un bacio quasi troppo profondo degli pneumatici posteriori all’asfalto ricompare davanti alla McLaren e alla Onyx, mettendo il lucchetto a ogni ipotesi di traiettoria per un controsorpasso che a Senna resta negli occhi e nei guanti. 

Quel giorno il Leone se ne andò così; quell’anno non sempre ebbe la Ferrari all’altezza, ma ogni volta in cui capitava, c’era da alzarsi in piedi per applaudire. 

Foto copertina www.cccpe.ca

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