Le tribune semideserte di Monza sono la conseguenza del processo di modifica genetica della F1
In una giornata tutto sommato soddisfacente per i fan del Cavallino Rampante, ciò che è apparso evidente è il calo di presenze sulle tribune del leggendario impianto brianzolo

02/09/2023 08:25:00 Tempo di lettura: 5 minuti

La prima giornata delle prove libere del Gran Premio d’Italia potrebbe essere l’inizio di un weekend più emozionante del previsto. Il format sperimentale delle qualifiche (ATA), che obbliga l’utilizzo delle mescole hard in Q1, medium in Q2 e soft nel Q3, ha necessariamente comportato la variazione del programma di lavoro dei team che avranno a disposizione solo 11 set di gomme d’asciutto nell’arco del fine settimana. Nonostante il condizionale sia doveroso, la Scuderia Ferrari è stata protagonista di una delle migliori sessioni del venerdì, su un tracciato che sembra più consono alle caratteristiche della SF-23.

In una giornata tutto sommato soddisfacente per i fan del Cavallino Rampante, ciò che è apparso evidente è il calo di presenze sulle tribune del leggendario impianto brianzolo. La collocazione di Monza nel calendario è una delle principali criticità in termini di affluenza. La partecipazione dei tifosi è poi direttamente proporzionale alla competitività del Cavallino Rampante e quando la Rossa offre poche speranze di vittoria per gli organizzatori è un gran bel problema.

A margine della presentazione della 94° edizione del Gran Premio d’Italia tenutasi martedì scorso nel “Tempio della velocità” il presidente di Sias-Autodromo Nazionale Monza Giuseppe Redaelli annunciava orgogliosamente che il 95% dei biglietti era venduto. Le immagini delle tribune nella giornata di ieri non erano oggettivamente da sold-out. Probabilmente un colpo di reni della Ferrari nelle qualifiche potrebbe fornire una cornice certamente all’altezza dell’evento ne tuttavia è il momento di chiedersi le ragioni di una disaffezione che non può essere riconducibile al rendimento delle monoposto di Maranello. Anche negli anni più bui della Rossa (nei primi anni novanta) per i fan della Formula 1 Monza era un appuntamento imperdibile. Da alcuni anni i prezzi dei biglietti sono insostenibili per le famiglie che intendono trasmettere la propria passione ai figli. Si può obiettare che i prezzi sono elevati in tutti i circuiti del mondiale, tuttavia non si possono mettere sullo stesso livello realtà economiche come quelle degli Stati Uniti, degli Emirati Arabi o del Qatar con il Belpaese. 

Le tribune semideserte di Monza sono la conseguenza del processo di modifica genetica della F1

Tribune semideserte alla variante Ascari - Credit @Massiuuumiliano

Le tribune semideserte di Monza sono la conseguenza del processo di modifica genetica della F1

Tribune vuote alla prima variante - Credit @WesleyFedeli2

 

La deriva della massima categoria del motorsport attratta da nuovi mercati sta trascurando la dimensione economica dei paesi che hanno fatto la storia della Formula 1. In virtù della cinica visione di Liberty Media fra qualche anno l’Italia correrà il rischio di perdere le gare di Imola e Monza. Basti pensare che nel periodo d’oro delle Frecce d’Argento nulla è stato fatto per portare la Formula 1 in Germania, eccetto la tappa del Nurburgring in piena pandemia. Il driver dei padroni del circo non è la salvaguardia del DNA della categoria ma il mero profitto, a costo di modificare geneticamente lo show. Nonostante Domenicali si sforzi di dimostrare il contrario le sueparole sono una sentenza: “Non possiamo avere paura della modernità e aggiungo che lo show è un valore, non un limite. Però il Dna delle corse non è stato toccato, infatti vince il pilota più bravo con la monoposto migliore". Affermazione, con il dovuto rispetto, senza senso. Se la modernità significa rinunciare nel prossimo futuro a tappe storiche come Silverstone, Spa o Monza in favore di mercati improbabili e piste oscene come Las Vegas allora si è difronte a una modificazione genetica dello sport. E questo nulla a che vedere con la bravura di chi costruisce la monoposto migliore e del pilota più abile. Rincresce che proprio un italiano, cresciuto professionalmente nella culla della storia della F1, possa essere ricordato negli anni a venire come colui che ha trasformato uno sport in un intrattenimento sempre più lontano dalle proprie radici.

Foto copertina twitter.com

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