Ferrari, Menabue: «Vettel soffriva Hamilton. Incidente di Hockenheim? Ecco cosa successe»
15/01/2024 17:45:00 Tempo di lettura: 5 minuti

Dopo aver vinto quattro titoli mondiali di fila, con la Red Bull, nel 2015 Sebastian Vettel decise di approdare a Maranello. E lo fece, nelle aspettative, come l’uomo in grado di riportare il mondiale in Italia. Una missione fallita e conclusasi alla fine del 2020, con 14 successi, e due titoli iridati sfiorati in sei anni: nel 2017 e nel 2018. Mondiali sfiorati, ma persi per circostanze negative, come problemi di affidabilità, errori del pilota o del team.

Elementi che, di fatto, hanno portato la storia d'amore tra Sebastian Vettel e la Ferrari a concludersi lasciando dell'amaro in bocca agli appassionati che avevano creduto, e sperato, di vedere il tedesco vincere con la Rossa. Aspettative disattese che, poi, hanno portato gli stessi appassionati a chiedersi, negli anni, cosa non abbia davvero funzionato in quelle stagioni. Quesiti a cui ha risposto chi, quegli anni, li ha vissuti dal box Ferrari, lavorando al fianco di Seb Vettel, come motorista: Modesto Menabue, tecnico con cui, chi scrive, ha parlato in esclusiva per 'Formula1.it'.

Il tecnico ha espresso un suo punto di vista sul 'fallimento' di Vettel con la Scuderia, sostenendo che a non funzionare sia stato il lavoro del team nell'aiutare il pilota nella sua serrata lotta punto contro la Mercedes di Hamilton.

"Credo che non abbia funzionato il lavoro del team per aiutarlo. In Ferrari non c'è la mentalità di dire 'dopo 5 GP puntiamo su chi è davanti in classifica'. Esistono i giochi di squadra, gli inglesi insegnano. La F1 è nata in Inghilterra, non a Maranello come alcuni credono. Nel 2017 i problemi sono iniziati a Singapore, al via: potevamo vincere, andava gestita...".

Mancanza di supporto  che, nel 2017, fece sprecare punti in gare dove c'era superiorità di macchina, come a Singapore: GP dove, una partenza sul bagnato senza ordini chiari, portò Vettel e Raikkonen a buttarsi fuori a vicenda, servendo ad Hamilton il trionfo su un piatto d'argento: zero pesanta cui seguì quello di Suzuka, per problemi di affidabilità.

"A Suzuka, mentre arrivava la macchina in griglia, in radio dicevano di alzare la cupola e ripare il guasto. Io mi sono aperto in radio, senza essere ascoltato, dicendo che non c'era tempo di cambiare la candela. E non ci siamo riusciti. Altro zero pesante".

Anche nel 2018 a Maranello non riuscirono a lottare per il mondiale, questa volta per errori commessi dallo stesso Vettel: su tutti quello di Hockenheim quando, lanciato verso la vittoria sotto la pioggia, Seb perse il controllo della sua auto, andando a muro e registando uno zero pensantissimo, a fronte della vittoria del rivale. Episodio commentato da Menabue, che anni dopo, ha spiegato cosa accadde, escludendo che sulla SF71H numero 5 ci furono problemi tecnici.

"C'era una superiorità di macchina. Credo abbia avuto un calo di concentrazione. L'ingegnere lo avvisava di non spingere via radio, ma alla fine ha spinto ed è andato fuori. Ennesimo campionato buttato...".

Calo di concentrazione giunto, forse, a causa della pressione figlia dal ritorno di Hamilton, pilota "sofferto" da Sebastian Vettel.

"Credo che soffrisse Hamilton, a differenza di Verstappen, come Max ha dimostrato nel 2021".

Infine, Menabue ha parlato degli ultimi anni del quattro volte iridato con la Scuderia. Anni in calando a causa della "emarginazione" percepita dal teutonico, per l'arrivo di Leclerc e per l'addio di Maurizio Arrivabene.

"Dopo il 2018 Vettel si sentiva ai margini: il team puntava su Charles ed era andato via Arrivabene, suo sostenitore".

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Foto copertina twitter.com


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