Spettacolarità non fa rima con parità (prestazionale)
La stagione 2024 è appena iniziata, ma già dopo due gare c'è un aspetto che sta facendo molto discutere. Qualcosa che non ha nulla a che vedere con l'incontrastato dominio Red Bull e il ciclone interno che li riguarda. No, oggi non siamo qui per...

12/03/2024 07:20:00 Tempo di lettura: 4 minuti

La stagione 2024 è appena iniziata, ma già dopo due gare c'è un aspetto che sta facendo molto discutere. Qualcosa che non ha nulla a che vedere con l'incontrastato dominio Red Bull e il ciclone interno che li riguarda. No, oggi non siamo qui per parlare di Verstappen, ma di Formula1 e dell'effetto che le decisioni prese qualche anno fa da team e FIA stanno avendo sullo spettacolo tanto agognato.

L'idea iniziale

Il nuovo concept di vetture, entrato in vigore dalla stagione 2022, avrebbe dovuto permettere ai piloti di seguirsi più da vicinio e guadagnare delle posizioni in pista con un po' più di facilità, e allo stesso tempo ai fan di godere di gare più agguerrite. Purtroppo, e lo diciamo da appassionati, le prime due gare dell'anno non danno ragione agli studi compiuti in passato. Assieme alla nuova filosofia di auto, la FIA ha anche promosso un regolamento tecnico con modalità di sviluppo ad handicap che penalizza i team più forti, permettendo a quelli più deboli, con un maggior gap da recuperare, di poter usufruire di più ore da passare al simulatore e in galleria del vento.

Gli effetti dei cambiamenti regolamentari

Questo sta portando, ancora non è stata del tutto raggiunta, anche se cominciamo a vedrne gli effetti, ad una sorta di parità prestazionale tra team che, di fatto, invece di aumentare la spettacolarità la riduce. Se lasciamo da parte la Red Bull, che fa un campionato a parte, e le squadre di bassa classifica e ci focalizziamo su Ferrari-Mercedes-McLaren e Aston Martin notiamo con rammarico (dipende dai punti di vista) che gran parte della battaglia del weekend è ormai incentrata al sabato

GP Arabia Saudita 2024

Le minime differenze tra una vettura e l'altra ci stanno facendo assistere a delle qualifiche mozzafiato, come non se ne vedevano da anni. Questo è fantastico per gli amanti della prestazione pura, per coloro che aspettano anche due settimane solo per vedere il proprio beniamino dare tutto se stesso, arrivare e superare perfino il suo limite, in quegli 80-100 secondi che ci vogliono a concludere un giro (se guardiamo l'Austria bastano anche molti meno). 

Il rovescio della medaglia poi però lo riscontriamo in gara, dove, per quanto le auto adesso permettano di seguirsi più da vicino, non bastano delle differenze di 2-3 decimi al giro sul ritmo per superare l'avversario e ottenere una migliore posizione. Così molto spesso, i GP, diventano delle sfilate di lusso, dove a meno di soprese o inconvenienti, l'ordine finale è esattamente quello stilato poche tornate dopo la partenza.

Spettacolarità, in tal caso, non fa rima con parità prestazionale. La nostra non vuole essere una critica, più un'osservazione. Lo spettacolo delle qualifiche è molto migliorato, è solo che, da quel che si era detto, gli obiettivi sembravano essere altri.


Foto: Red Bull Racing

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