In un tranquillo martedì di fine luglio è arrivata la notizia che in molti aspettavano da diverso tempo, quella del ritorno di Mattia Binotto in Formula 1.
L'ingegnere italiano, però, non sarà attivo nel suo nuovo ruolo - quello di Direttore Tecnico ed Operativo in Audi - fino al 2026.
La sua esperienza in Ferrari, inoltre, ci ha lasciato molteplici spunti da sviluppare riguardo il contributo che fornirà alla prossima neonata scuderia tedesca: cerchiamo di individuarli insieme.
Sulle qualità del classe '69 dal punto di vista prettamente ingegneristico non si può discutere: Binotto è stato, e sicuramente lo è ancora, un motorista di altissimo livello.
D'altronde in Rosso ha ricoperto quel ruolo dal 1995 (passando al reparto corse nel '97) fino al 2004, quando - restando nello stesso ambito - divenne ingegnere dei motori da gara.
Insomma, se si parla di lavorare sulle prestazioni di un motore, l'italiano è uno dei migliori, e lo ha dimostrato nell'era del dominio di Michael Schumacher.
Dal punto di vista della gestione operativa, invece, probabilmente lascia molto a desiderare; quantomeno se confrontato con Andreas Seidl, l'uomo che sostituirà in Audi.
Non è un segreto, infatti, che sotto questo aspetto il tedesco sia davvero eccellente, come ha dimostrato da team principal della Porsche nell'endurance; ma anche della McLaren (2019-2022) e della Sauber (2023-2024) in F1.
Binotto, d'altro canto, non ha di certo eccelso nello stesso ruolo in Ferrari: la pressione sarà stata sicuramente alta, ma i risultati si sono visti; e anche a livello comunicativo le lacune erano troppe e importanti.
Insomma, Mattia Binotto potrà essere croce e delizia per l'Audi, ma anche soltanto una delle due: dipende da come - e soprattutto dove - verranno richieste le sue capacità. E la scuderia di Maranello ne sa qualcosa...
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