Dopo voci che si sono susseguite per diverse settimane, nel weekend del GP del Belgio sono arrivate importanti conferme in merito alla possibilità dell’Alpine di dire addio ai motori Renault a partire dal 2026, anno zero del nuovo ciclo tecnico delle Power Unit: una sfida importante e interessante per i costruttori ma indubbiamente onerosa dal punto di vista economico. Una voce, da tempo circolante nel paddock, che è stata confermata direttamente da quello che è l'ormai ex team principal del team francese, Bruno Famin, che ha fornito dettagli in merito alle motivazioni di tale scelta e sul processo che ha portato i manager della compagine francese a prendere una decisione drastica, specie considerando il valore del motore Renault per la squadra e per la F1.
Renault infatti è stata presente in F1 come motorista sin dagli anni Settanta, pur non sempre in maniera ufficiale, rappresentando uno dei costruttori più importanti del Circus. Malgrado tutto però, tale storia si dovrebbe interrompere alla fine del 2025 per destinare, come spiegato da Famin, la sede di Viry Chatillon a progetti extra F1 utili al gruppo, abbandonando i lavori per la Power Unit 2026. Una decisione radicale che, va detto, trova le sue ragioni sia in fattori competitivi che soprattutto finanziari. Dati alla mano, il propulsore francese si è sempre rivelato inferiore alla concorrenza nelle 10 stagione di era turbo-ibrida (inizialmente in termini affidabilistici, poi come potenza pura, con un gap stimato di circa due decimi per giro), pur a fronte di importanti e continuativi investimenti economici. Un ritardo che il manager francese, al podcast “Beyond the Grid”, ha quantificato in 20 cavalli.
"In questo momento il motore è un po’ dietro ai rivali di circa 20cv, per quello che dicono i dati FIA".
Gap di due decimi che, ad oggi, si somma a quello proveniente anche da altri aspetti non all’altezza, come l’aerodinamica. Power unit che, secondo Famin, non può essere usato come unico alibi dal team. Ma come detto, oltre alla prestazione pura, ci sono anche altri fattori che hanno spinto Renault a rivalutare il progetto: in vista del ciclo tecnico 2026, il gruppo Renault avrebbe dovuto continuare a fornire una sola scuderia Alpine, mentre le altre squadre avrebbero potuto contare su team clienti e, di conseguenza, di una importante fonte di incasso con cui rientrare degli investimenti per il motore (anche considerando che i costruttori, a differenza dei team, non ricevono una quota del montepremi della F1). Aspetto economico che Famin ha ritenuto fondamentale nelle valutazioni preliminari alla base di un progetto così dispendioso.
"È un dato di fatto che il modello di business è un po' strano. Sappiamo che con il Patto della concordia il sistema del montepremi va a beneficio solo delle squadre. La FIA ha un regolamento finanziario e un regolamento sportivo che rende obbligatorio per il costruttore vendere, a un prezzo massimo, le Power Unit alle squadre che vogliono averle".
Uno sforzo economico che, a quanto pare, il gruppo diretto da Luca De Meo pare non voler affrontare, anche in virtù del tetto massimo ai costi delle PU che la FIA sembra voler imporre di circa ai 130 milioni di dollari. Una cifra minore di quelle attuale ma comunque elevata, in particolare per un costruttore impossibilitato a rientrare dei costi a causa dell'assenza di clienti e prestazioni non al pari di quelle degli avversari. Motivi, quelli esposti, per cui i vertici sono arrivati a prendere la decisione di diventare un cliente di un altro costruttore: una mossa potenzialmente interessante dal punto di vista finanziario e prestazionale.
"Quando si considerano i costi di ricerca e sviluppo per costruire una Power Unit rispetto ad acquistarne una da un costruttore, c'è un'enorme differenza. Questa differenza non è compensata da alcun premio, perché i premi in denaro vanno ai team. Quindi non stiamo parlando di prestazioni, ma di un'enorme differenza in termini di denaro. Sono aspetti che tutti sanno. Il tetto dei costi, la quantità di denaro concessa ai produttori per sviluppare il progetto, il prezzo di fornitura di una PU e il prezzo di vendita di un motore sono pubblici. Si tratta di qualcosa come 120 milioni di euro per quanto riguarda i costi annui, 17 quelli di rivendita. Ci vuole poco a fare un calcolo”.
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