La Ferrari ha sicuramente avuto inizi di stagione peggiori di quello attuale, ma ciò non deve assolutamente assumere i contorni di un alibi. Sia chiaro, a Miami nessuno si aspettava miracoli, ma nemmeno una debacle del genere. In Florida si è toccato il fondo, per l'ennesima volta. Lo si era già toccato in Cina con quella doppia squalifica che ancora oggi pesa (e chissà per quanto lo farà) in entrambe le classifiche. Il tonfo generale di ieri, però, ha sicuramente messo il timbro sulle mancate capacità di una squadra che dal 2008 non riesce a riportare almeno uno dei due titoli a Maranello.
Procediamo con ordine e partiamo da ciò che è accaduto nel primo pomeriggio americano, quando Leclerc ha perso il controllo della sua SF-25, finendo contro il muro e rinunciando alla possibilità di prendere parte alla "garetta" di 100 chilometri. Attenzione: quanto avvenuto nel sighting lap è sicuramente frutto di un errore del pilota che non ha adeguato la propria guida alle condizioni della pista, in quel momento in balia dell'aquaplaning. L'origine del problema sta però a monte: perchè Ferrari è stato l'unico team a mandare fuori entrambi i piloti con le intermedie? Un concetto ribadito anche da Hamilton via radio, a testimonianza della scelta inspiegabile della squadra capitanata da Vasseur.
L'ottima chiamata durante la Sprint Race, che ha consentito allo stesso Hamilton di conquistare il gradino più basso del "podio", non salva di certo un bilancio sin qui disastroso sotto tutti i punti di vista (non lo salvava una pole e una vittoria nella mini-gara in Cina, figuriamoci un terzo posto). Se a questo aggiungiamo, inoltre, che a spingere per il passaggio alle slick sia stato proprio il britannico...
La pista asciutta e resa green dalla pioggia non ha poi favorito la SF-25, vettura nata con un evidente deficit quando si tratta di generare grip meccanico (le difficoltà nel secondo settore lo dimostrano). Da qui nascono i risultati di un'altra qualifica deludente, a cominciare dall'eliminazione di Hamilton in Q2 (12°), - figlia sì di una sbavatura del #44 in curva 17 - ritrovatosi a gestire una situazione che un team come Ferrari non dovrebbe nemmeno fronteggiare.
Se a Jeddah Leclerc era riuscito in parte a oscurare i problemi, questa volta si è dovuto arrendere alla fatica della monoposto che - a dirla tutta - ha dimostrato di non disporre di un ritmo competitivo neanche sul bagnato. Il mezzo secondo che paga il monegasco (8°) dalla pole position di Verstappen è quasi una sentenza che fa comprendere come gli avversari si stiano progressivamente allontanando, anche quelli contro i quali fino a qualche gara fa il Cavallino riusciva comunque a dire la sua.
Nulla è ancora compromesso in via definitiva, perlomeno non prima di verificare se gli aggiornamenti e, soprattutto, la Direttiva Tecnica sulle ali flessibili che entrerà in vigore dal weekend di Barcellona (30 maggio-1 giugno) cambieranno o meno le carte in tavola.
Nel frattempo però sarebbe il caso di rivedere certi atteggiamenti e dichiarazioni, come quelle di Leclerc alla vigilia del Mondiale: "Sarei deluso se a fine stagione non arrivasse almeno uno dei due titoli"; in primis perchè anche se ti chiami Ferrari in questo momento non puoi permettertelo, nella maniera più assoluta. Anzi, tra proclami, false speranze e promesse non mantenute nei confronti di milioni di Tifosi non sarebbe forse il caso di cominciare a domandarsi perchè la squadra più prestigiosa del motorsport non vince dal lontano 2008? Non da ieri, dal 2008...
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