Il Gran Premio di Miami si è rivelato una sfida più dura del previsto per Yuki Tsunoda, che ha dovuto fare i conti con una gara resa ancora più complicata da una penalità di cinque secondi. L'obiettivo era chiaro: difendere il decimo posto e portare a casa almeno un punto, ma il pilota giapponese si è trovato a dover gestire una corsa in salita, tra problemi di ritmo, degrado delle gomme e un avversario deciso a strappargli la posizione.
Sin dai primi giri, Tsunoda ha cercato di imporsi, guadagnando una posizione alla partenza e mostrando determinazione, ma un'infrazione per eccesso di velocità nella corsia dei box ha rischiato di compromettere il suo risultato. Da quel momento, ogni giro è diventato una battaglia strategica: non solo contro il cronometro, ma anche contro Isack Hadjar, ex compagno di squadra, che negli ultimi giri ha aumentato il ritmo in modo aggressivo, cercando di ridurre il gap e insidiare la posizione di Tsunoda.
Il pilota della Red Bull ha dovuto fare affidamento su tutta la sua esperienza e capacità di gestione della gara per mantenere il distacco necessario e difendere la sua posizione fino alla bandiera a scacchi. Tuttavia, al di là del punto conquistato, resta il rammarico per una prestazione che non ha soddisfatto pienamente né lui né il team. La RB21 non ha mostrato il ritmo sperato, e le difficoltà percepite da Tsunoda fin dalle qualifiche hanno reso il weekend ancora più frustrante.
“Di certo il mio vecchio compagno di squadra non mi ha reso la vita più facile!” ha ammesso Tsunoda. “Negli ultimi 10 giri ha spinto forte, mentre io cercavo di mantenere il distacco. È stata una battaglia dura, resa ancora più complicata dalla penalità. Mi sono messo in difficoltà da solo, ma ho dato tutto per massimizzare il mio ritmo”.
Nonostante la soddisfazione per essere riuscito a conquistare un punto, Tsunoda ha ammesso di non essere pienamente contento delle prestazioni della sua RB21: “Abbiamo faticato sul ritmo generale, non solo io, ed è qualcosa che dobbiamo analizzare. Le Williams oggi erano velocissime, mentre io ho avuto difficoltà fin dalle qualifiche. Sento che la macchina non risponde come mi aspetto, e questo è il limite principale”.
La gara di Miami ha messo in evidenza le difficoltà di Tsunoda e della Red Bull, ma anche la sua determinazione nel lottare fino all’ultimo metro per conquistare punti preziosi. La penalità di cinque secondi ha reso la sua corsa una battaglia contro il tempo, mentre Hadjar ha rappresentato una minaccia concreta negli ultimi giri. Alla fine, la sua capacità di gestione della gara ha fatto la differenza, ma resta il bisogno di miglioramenti significativi per poter ambire a risultati più ambiziosi.
Le parole del pilota giapponese riflettono chiaramente questa consapevolezza: il ritmo della RB21 non è stato all’altezza delle aspettative, e c’è ancora molto da lavorare per capire il comportamento della monoposto e trovare soluzioni efficaci. Con avversari sempre più competitivi e un campionato che non lascia spazio a esitazioni, il team dovrà intervenire rapidamente per garantire a Tsunoda una vettura che possa esprimere il suo vero potenziale.
Il prossimo appuntamento sarà fondamentale: Red Bull e Tsunoda riusciranno a trovare la chiave per migliorare e tornare a lottare per posizioni più prestigiose? Il cammino è ancora lungo, ma la determinazione non manca.
Leggi anche: Norris senza freni su Verstappen: «È fatto così, o ci scontriamo o non passo»
Tutte le news, le foto, il meteo, gli orari delle sessioni ed i tempi del Gran Premio di Miami 2025