Il fine settimana del Gran Premio del Canada ha riportato in superficie uno dei mali storici della Ferrari: l’instabilità alimentata da una comunicazione tossica. L’attacco sferrato da parte di alcuni media italiani, che hanno messo in discussione il ruolo di Frédéric Vasseur e ipotizzato stravolgimenti tecnici, è solo l’ultimo esempio di come un ambiente ipercritico e rumoroso rischi di far più danni di un weekend storto in pista.
È evidente che il team non sia ancora al livello auspicato. Ed è altrettanto legittimo che giornalisti e tifosi pongano domande e formulino critiche. Ma occorre una riflessione seria: la Ferrari ha bisogno di tempo, di un percorso, di continuità. La McLaren, che oggi vola, è passata attraverso stagioni difficili senza cambiare ogni sei mesi il timone. Servono fiducia, metodo e stabilità. Non voci destabilizzanti e pettegolezzi privi di fondamento che rischiano di compromettere l’equilibrio interno.
Proprio Vasseur ha voluto affrontare la questione in conferenza stampa, raccontando quanto accaduto con il nome di Enrico Balbo, responsabile aerodinamico Red Bull, dato per certo alla Ferrari da alcuni giornalisti:
«Ho parlato della vicenda Balbo in conferenza stampa. È un buon esempio: era stato scritto che avevamo ingaggiato Balbo, ma io ho dovuto cercarlo su Google perché non lo conoscevo. Non lo avevo mai incontrato. Ma vi immaginate se Diego [Tondi], che è il nostro responsabile aerodinamico, avesse letto una cosa simile sui giornali? Sarebbe stato piuttosto pesante per lui, non sapendo se fosse vero o no».
«Questo tipo di notizie non crea tensione, ma sicuramente distrazione nel team. E alla fine dei conti, siamo in competizione con altre squadre: se ci distraiamo o perdiamo il focus sulle cose giuste, perdiamo. Devo tornare a leggere la stampa, ma per chiudere questa parentesi — perché non voglio gettare benzina sul fuoco — quando ho firmato per la Ferrari, ero perfettamente consapevole che non potevo incolpare nessuno se non me stesso. Se non avessi voluto vivere questo genere di situazioni, sarebbe stato meglio restare fuori. Ma è molto, molto duro per il team, per 1500 persone, vedere il proprio nome sparato ovunque dalla stampa».
«Ora, ogni giorno ho persone che vengono nel mio ufficio a chiedere: “È vero?” E io rispondo: “No, non è vero”».
Queste parole fotografano bene quanto la pressione mediatica, se mal gestita, possa compromettere l’equilibrio interno di una squadra già sotto esame per i risultati. È successo in passato con cambi tecnici affrettati, separazioni discutibili e rivoluzioni dannose. Ora, con un progetto da ricostruire, serve maturità. La Ferrari ha già cambiato tanto negli ultimi anni: piloti, responsabili, tecnici. Ciò che manca è proprio la continuità necessaria a far crescere il lavoro nel tempo.
Non aiuta nemmeno l'amplificazione dei malumori, soprattutto quando si tratta di voci infondate. Alcuni media hanno cavalcato indiscrezioni secondo cui anche Charles Leclerc e Lewis Hamilton sarebbero in rotta con la squadra o con Vasseur. Ma sono stati proprio i due piloti a smentire pubblicamente queste ricostruzioni, ribadendo la loro delusione per la situazione attuale ma anche la loro fiducia nel team principal e nella squadra. Alimentare un clima di sospetto, distorcendo dichiarazioni o interpretando ogni gesto come segno di crisi, non fa altro che aggiungere tensione gratuita e compromettere l’unità del team.
Noi lo ripetiamo da mesi. Se davvero vogliamo una Ferrari vincente, dobbiamo lasciare che chi la guida possa farlo senza la spada di Damocle della gogna mediatica quotidiana. Si può (e si deve) criticare, ma senza contribuire a creare quell’ambiente tossico che negli ultimi decenni ha finito troppe volte per sabotare ogni piano a lungo termine. La vera sfida, oggi, è questa.
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Foto copertina www.ferrari.com