Il GP d'Ungheria è stato assai deludente per la Ferrari e per Charles Leclerc. Il monegasco, partito dalla pole position (arrivata grazie ad uno straordinario giro al sabato ed un po' di fortuna), si è dovuto accontentare di un opaco quarto posto finale giunto dopo una prima parte di gara in testa, ma un fallimentare ultimo stint causato da evidenti problemi che hanno resto inguidabile la sua SF-25, e che lo hanno persino costretto ad arrendersi agli attacchi finali della Mercedes di George Russell.
Le ragioni ufficiali alla base del crollo prestazionale di Charles sono legate a problemi al telaio, come dichiarato da Maranello, ma la realtà dice che la debacle ha trovato causa nella pressione degli pneumatici montati nell’ultimo stint: troppo alta e tale da farli uscire dalla finestra di utilizzo, rendendo l'auto ingovernabile, un secondo al giro più lenta rispetto agli avversari.
Intervistato nel dopo gara, Leclerc aveva parlato, come detto, di problemi al telaio che dal giro 40 avrebbero afflitto la SF-25 (escludendo problemi alla power unit). Nel paddock, però, è presto partita la caccia alla vera causa del disastro ungherese, con una tesi che si è presto resa plausibile, sempre legata all'errata pressione degli pneumatici, dettata però da motivi tecnici e di conformità al regolamento: evitare la squalifica (come accaduto in Cina) della SF-25 numero 16 per l'eccessiva usura del pattino sotto all'auto. Il famoso plank. I tecnici quindi, secondo tale ricostruzione, avrebbero deliberato una pressione più alta dell’ultimo set di Hard in modo da evitare un consumo eccessivo di tale elemento, alzando la macchina (e riducendo i contatti a terra) per rientrare nei limiti della FIA. Perdendo però, inevitabilmente, tanto carico aerodinamico e innescando problemi di slittamento e temperature alte che si sono autoalimentati giro dopo giro fino alla bandiera a scacchi.
Un ipotesi plausibile che, pur indirettamente, è stata confermata dal team principal Fred Vasseur a fine gara, ma che se fosse verificata sancirebbe un parziale fallimento, oltre che della stagione (da tempo pregiudicata), anche della nuova sospensione posteriore che, nelle intenzioni doveva riportare la Rossa ad essere almeno seconda forza in campo, davanti a Red Bull e Mercedes, obiettivo che a dire il vero sembrava centrato, prima del crollo visto all'Hungaroring.
La novità su cui lo staff tecnico diretto da Loic Serra ha lavorato per mesi avrebbe dovuto aiutare a rendere l'auto più stabile nei transitori ma, soprattutto, aiutare a utilizzare setup con altezze da terra minime, utili a sprigionare il reale potenziale della SF-25, senza incappare in penalità o squalifiche legate all’eccessivo consumo della tavola.
Solo il tempo (ormai sempre meno) darà risposte certe sui motivi del crollo magiaro e quindi sulla validità della nuova sospensione, anche se vari indizi spingono a pensare che tale novità non si stia rivelando efficace come nelle attese. Per non parlare di vero e proprio fallimento, anche in ottica 2026, considerando che questo aggiornamento è stato fortemente voluto nel mezzo di una stagione irrecuperabile proprio per testare la bontà di quella che poteva essere una parte del prossimo progetto.
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