Il passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari, anticipato ad inizio 2024 e avvenuto nel 2025, è stato indubbiamente uno tra gli argomenti che più, in questi mesi, hanno emozionato i fan e fatto parlare gli addetti del Circus. E a far discutere, in questi mesi, sono state le prestazioni sottotono di cui è stato autore il sette volte campione del mondo. Sir Lewis, ad oggi, non è mai riuscito ad andare oltre un quarto posto come miglior risultato in gara: un bottino assai deludente per un pilota del suo calibro, che assume contorni ancor peggiori in virtù del confronto impietoso con il compagno di squadra, Charles Leclerc, che ha conquistato quattro podi nelle ultime sei gare, staccando il pilota di Stevenage di oltre 40 punti in classifica. Una situazione, appare ben chiaro, assai complessa per Sir Lewis, di cui molti stanno parlando nel paddock, mostrando punti di vista talvolta opposti.
Tra i personaggi che si sono espressi sulla questione c'è l'ex pilota di F1, Anthony Davidson, che ha sostenuto come correre nel team più famoso al mondo abbia portato l'ex Mercedes a vivere la forte pressione che ha portato a fallire altri illustri predecessori come Vettel e Alonso. Non solo, poiché tale "disagio" sarebbe stato accentuato dall'ormai avanzata età dell'inglese: fattore di non poco conto per sportivi di un certo livello. Non solo, poiché il momento "no" dell'inglese è stato analizzato anche dall'ex pilota di F1, Ralf Schumacher, che non ha apprezzato la "teatralità" con cui Hamilton sta affrontando i problemi di adattamento alla Ferrari. Un chiaro esempio emerge dalle parole dello stesso Lewis successive all'uscita in Q2 in Ungheria, dopo cui si è definito "inutile" per il team.
Tra i vari esponenti di spicco del mondo della massima serie automobilistica che si sono posti domande sulla fase più delicata della carriera di "The Hammer", c'è anche Leo Turrini, che nel suo blog "Profondo Rosso" ha invocato un segnale di vitalità da parte del neo ferrarista, dopo essersi posto delle domande su quale sia il suo mood attuale.
"Ai ferraristi interessa tentare di comprendere una cosa. Hamilton. A che punto è, il Baronetto, nel suo viaggio interiore alla ricerca di certezze perdute? Ci crede ancora? È già mentalmente proiettato su un nebuloso 2026? [...] Le qualifiche. Nella F1 contemporanea, le differenze di prestazione tra macchine si sono molto ristrette. I margini sono minimi. Se Hamilton becca stabilmente un decimo da Carletto, rischia di ritrovarsi a centro gruppo. Per questo Zandvoort e poi Monza certificheranno una realtà destinata ad avere conseguenze sul futuro a medio termine. Anche perché, [...] con dieci GP ancora da disputare non è che la Ferrari possa chiamarsi fuori. I titoli sono andati, la stagione è un flop clamoroso ma urge dare segnali di vitalità. Ne ha bisogno la Scuderia. E ne ha bisogno Lewis Hamilton".
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