Mind games
30/08/2025 22:00:00 Tempo di lettura: 3 minuti

Sarà Oscar Piastri a scattare dalla prima casella alle 15 di domani quando a Zandvoort prenderà il via la quindicesima gara stagionale. Una pole, quella dell'australiano, agguantata per un nulla: 12 i millesimi su un Lando Norris che - fino al primo tentativo del Q3 - era praticamente inavvicinabile non solo per gli altri, ma anche per lo stesso Piastri.

Entrare nella testa dell'avversario

Ciò che lascia esterrefatti (solo chi ancora dovesse prendere coscienza delle qualità di Oscar) non è tanto il record della pista - 1:08.662 - siglato dall'#81, piuttosto la capacità di piazzare la zampata decisiva quando conta davvero.

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Il 99% del paddock identificava Norris come poleman di giornata; non poteva essere altrimenti, visto che sin dal primo giro del venerdì Lando aveva confermato alla grande il feeling con la pista olandese, forse come coefficiente addirittura superiore rispetto al Red Bull Ring. Dopotutto abbiamo ancora negli occhi l'edizione 2024 della quale il britannico fu assoluto dominatore: miglior crono con 5 decimi ai danni del compagno e vittoria con oltre 20 secondi sul padrone di casa Max Verstappen.

Sia però chiaro: "rimproverare" a un pilota l'aver perso la partenza dal palo per un soffio (letteralmente) di millesimi sarebbe assurdo. Conoscendo l'emotività del nativo di Bristol, però, ciò potrebbe tramutarsi in un piccolo contraccolpo psicologico. Sì, perchè l'asticella è alta. Più ci avviciniamo alla fine e più la tensione - per inerzia - è destinata ad aumentare. Lo ha capito Piastri che oggi ha forse cominciato un po' a giocare, sferrando il colpo decisivo quando il rivale credeva di essere ormai al sicuro.

Un qualcosa che forse dovrebbe prendere in considerazione anche il numero 4. Non è necessario fare nulla di eclatante, ma i cosiddetti mind games fanno pur sempre parte della Formula 1: lo dice la storia. Chiedere conferma a Nico Rosberg e Lewis Hamilton, due che non si ponevano troppi problemi nel "falsificare" le rispettive telemetrie, al fine di trasformare quelli che in realtà erano punti di forza in apparenti debolezze.

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Mandare segnali dall'altro lato del box - piaccia o no - è necessario. Oscar l'ha capito, Lando sarà meglio che cominci a fare altrettanto il prima possibile. Perchè, in fin dei conti, a volte snaturare sé stessi non è sinonimo di debolezza ma - al contrario - di grande, grandissima forza.

Foto copertina pbs.twimg.com

Foto interna pbs.twimg.com

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