La scorsa settimana abbiamo assistito a quello che si è attestato essere finora il GP più caldo della stagione. A Miami le temperature ambientali, nel corso delle sessioni non sono mai scese sotto i 30°C, con l’asfalto andato da un minimo di 40°C fino a ben oltre i 50°C. Un caldo intenso che già al venerdì, Lewis Hamilton aveva paragonato a Singapore (leggi qui).
Dello stesso avviso anche l’australiano della McLaren, Daniel Ricciardo, il quale intervistato da ‘Motorsport.com’ ha portato alla luce un tema che sta molto a cuore ai piloti: “Miami si è rivelata piuttosto simile al tracciato di Marina Bay a livello di temperature e sopportazione del calore. È stata dura soprattutto perché tutte le squadre stanno cercando in tutti i modi di poter risparmiare anche il più piccolo grammo in termini di peso.”
“Questo ci toglie il lusso di poter portare ad esempio 3 litri di liquidi con noi in vettura. Quello che abbiamo a nostra disposizione non è abbastanza. Ci siamo disidratati e il caldo direi che si è fatto sentire” ha denunciato il pilota alla guida della monoposto N.3. “Ma siamo stati forti, dei veri duri. Tutti abbiamo lavorato sodo: piloti, meccanici, tecnici. Nessuno escluso.”
Quello di non avere una sufficiente idratazione è un argomento che ritorna ogni anno in F1 come un disco rotto. I piloti hanno perso in media sui 2 litri di liquidi al giorno nel corso del weekend andato in scena in Florida.
La loro salute, visti anche i livelli di concentrazione e stress a cui sono sottoposti, dovrebbe essere al primo posto. Giusta la corsa al risparmio del peso finché questa non riguardi acqua o elementi che concorrano alla salute del pilota. Ovviamente non si può lasciare che la cosa venga lasciata al buon senso dei team, servirebbe una linea guida da seguire e forse non sarebbe proprio del tutto errato regolamentare il tutto.
Foto: Twitter, McLaren, Ferrari
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