Un politico non dichiara mai del tutto la guerra. Quantomeno, aspetta la certezza assoluta di poterla vincere. Altrimenti, annusa l’aria, come fa il varano dopo aver dato un morso apparentemente piccolo alla preda, lasciandola libera ancora per poco. Quindi, aspetta.
E Toto Wolff aspetta. Attende dietro una tendina sottile di parole che soltanto gli ingenui potevano aspettarsi dure, polemiche, con tono di condanna, dopo l’ufficializzazione della penalità che sarà inflitta alla Red Bull, ossia sette milioni di multa e il dieci per cento in meno del tempo in galleria del vento.
Le sue dichiarazioni, espresse con una diplomazia leggermente bagnata nel sarcasmo, lungi dall’essere distensive, come potrebbe sembrare a una prima lettura, sono in realtà il preludio a una linea politica futura.
Del resto la realtà va spesso cercata in controluce dentro il teatro e stavolta nel copione calza a pennello anche il risentimento espresso a mezzo stampa da Horner, il quale sa che è andata di lusso e ora può gonfiare il petto per fare addirittura l’offeso.
Il Mondiale di Formula Uno 2023 nasce dunque sotto questo ulteriore focolaio di polemiche e d’interesse, visto che di Wolff va considerato soprattutto il “non detto”, il semplicemente accennato: noi siamo stati ligi e continua a mancarci un Campionato del Mondo in bacheca, quello del ‘21.
Ne vedremo delle belle, ma da da italiani aggiungiamo un monito: stia attenta la Ferrari a non essere vaso di coccio tra due vasi di ferro.
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