L'epopea di Vettel in Ferrari, prima parte
Appassionante, a tratti esaltante, drammatico. Quello tra Sebastian Vettel e la Scuderia è stato un rapporto al cardiopalma, come da copione quando a Maranello decidono di ingaggiare un fuoriclasse. L'epopea di Vettel in Ferrari: a voi la prima parte

09/01/2023 22:10:00 Tempo di lettura: 5 minuti

Se al posto di chi scrive ci fosse Rutger Hauer, inizierebbe questo speciale più o meno così: "Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire"

Sostituiamo le astronavi con delle monoposto rosse, da scegliere a caso tra il 2015 e il 2020. I bastioni di Orione diventano la Variante della Roggia 2018 o, peggio ancora, la Sachs di Hockenheim della stessa annata. Tannhäuser lascia spazio a Maranello, mentre per i raggi B lasciamo libera interpretazione al lettore. Bottas non vale; nemmeno Belen.

Adesso sostituiamo l'attore olandese con Sebastian Vettel ed abbiamo la nostra versione di Blade Runner a 100 ottani. Con tanto di epilogo drammatico, magari sostituendo "morire" con "Aston Martin" (al secolo Racing Point). 

Ma cominciamo dall'inizio, ossia dal trasferimento di Vettel da Milton Keynes a Maranello. Approdato in Ferrari da quattro volte iridato, ne è uscito col morale a pezzi e probabilmente con un drastico calo di autostima. Prova ne sono le prestazioni che sono andate via via scemando insieme alla sua capacità di mantenere il sangue freddo. 

Dinamiche non nuove dalle parti della Scuderia, dove la pressione mediatica è alle stelle, soprattutto se ti presenti con l'obiettivo dichiarato di riportare il team ai fasti di un certo Michael Schumacher, mentore e idolo del giovane Sebastian.

I primi giorni di Vettel in Ferrari

L'epopea di Vettel in Ferrari: il campione stritolato dal cavallino - Parte1

Vettel si presenta al cospetto della Scuderia con l'unico modo di fare che conosce: il suo. Un modo che però non è mai andato giù agli uomini in rosso, col quadricampione pronto ad annotare sulla sua agenda qualsiasi cosa sentiva dire nelle riunioni, ai box o in fabbrica. In particolare i tecnici di Maranello non hanno mai gradito i suoi "In Red Bull facevamo in questo modo", irritanti almeno quanto il ditino volto al cielo ai tempi delle vittorie a raffica con la scuderia del compianto Mateschitz.

Da parte di Seb, ne siamo certi così come lo sapevano bene pure in Ferrari, in tali affermazioni c'erano le migliori intenzioni possibili, col tedesco spinto dalla passione e dalla voglia, genuina, di riportare il cavallino sul tetto del mondo. 

Un approccio proattivo da parte del tedesco più latino che la Formula 1 abbia mai conosciuto, che si è però scontrato col clima non esattamente disteso che si respirava (e si respira tutt'oggi), a Maranello. Da quando lo squadrone del tridente Todt-Brawn-Schumacher ha lasciato il posto all'Armata Brancaleone che dal post-Schumy miete vorace Team Principal, campioni del mondo e occasioni mancate a raffica.

Vettel si inserisce in questa macchina infernale, consapevole peraltro del fatto che il suo stato di forma non è più quello di quando era solito alzare il ditino al cielo. Le prime batoste rimediate da Ricciardo, e il successivo benservito "gentilmente" offerto da Red Bull avevano iniziato a far vacillare la sua tenuta mentale. 

È un Vettel consapevole della sua condizione, e di quanto possa essere difficile la vita della prima guida Ferrari, quello che si presenta a Maranello agli albori dell'era turboibrida. Perdipiù con la Scuderia che sembra aver interpretato nel peggiore dei modi il nuovo concetto di power unit. È un Vettel altresì carico di entusiasmo e di amore per la Rossa, probabilmente semicosciente del massacro a cui andrà incontro durante tutta la sua permanenza in Via Enzo Ferrari. 

Di quel Vettel col Cavallino cucito sul cuore, forse vacillante nei nervi ma ancora tremendamente veloce, oltre che improvvisamente simpatico alla quasi totalità dell'Italia da corsa, racconteremo le gesta nelle prossime puntate di questo speciale. Continuate a seguirci...

Seconda parte

Foto www.gazzetta.it

Foto img.redbull.com

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