Smetto quando voglio. Solo la Red Bull può fermare la Red Bull
Sembra proprio che se la Red Bull e Max Verstappen smetteranno di inanellare successi (siamo a quota sei su sei, considerando solo questo campionato), sarà perché lo decideranno loro

29/05/2023 08:05:00 Tempo di lettura: 4 minuti

Sembra proprio che se la Red Bull e Max Verstappen smetteranno di inanellare successi (siamo a quota sei su sei, considerando solo questo campionato), sarà perché lo decideranno loro. Oggi sul tavolo della roulette il numero 14 sembrava quello più grande degli altri, ma in Aston Martin (voto 1) sono riusciti a gettare alle ortiche la chance più clamorosa per interrompere l’egemonia dei campioni in carica. 

Certo, la masterclass dell’olandese unita alla superiorità a tratti imbarazzante della monoposto disegnata da Newey, in condizioni normali, non avrebbero lasciato alcuna speranza allo sciamano di Oviedo. Non facciamoci trarre in inganno dalle lamentele di Verstappen (10) del venerdì mattina: quando la macchina ti permette di guadagnare tre decimi in venti secondi e di fare cinquanta giri sulle gomme morbide ad un ritmo costante, per la concorrenza c’è poco da fare. Per questo motivo Perez (0) farebbe bene a leggere tutte le postille del suo contratto perché l’ombra di Ricciardo, per quanto allontanata pochi giorni fa da Marko, impiega pochissimo ad oscurare la sua strada con la Red Bull.  

Tornando alle questioni che contano, quella pioggia caduta a venti giri dalla fine aveva lasciato vulnerabile la prima posizione. Se Alonso (9) avesse montato subito le gomme intermedie sarebbe finalmente riuscito ad aggiornare un palmares fermo dal 2013. In terza piazza si è issato il solito fortunatissimo Ocon (8), in una posizione che sarebbe spettata di diritto a Leclerc (6). Diciamolo francamente: la penalizzazione per l’impedimento a Norris (8) è figlia delle scarse capacità politiche della Ferrari, oltre che dell’incompetenza del box della Rossa. Certo, anche Charles avrebbe potuto ricordarsi che in quel momento della gara c’era chi veniva su a cannone. Ma lo stesso non era capitato a Verstappen solo qualche mese fa in occasione delle qualifiche del Gran Premio del Giappone? E in quel caso non era stata confermata la posizione del numero 1, semplicemente adottando la tecnica della reprimenda? Perché, invece, Leclerc ha dovuto scontare la bellezza di tre posizioni su un tracciato in cui è impossibile passare, considerando anche che Norris, con la macchina mezza rotta, non sarebbe mai e poi mai riuscito a far meglio del decimo posto che poi in effetti ha conquistato? 

Ciò detto, la Ferrari ha dimostrato ancora una volta di non aver passo. Il nervoso Sainz (5) ha rischiato grosso con errori a ripetizione, criticando cervelloticamente l’unica scelta sensata dei box da qualche mese a questa parte. Il monegasco, partito con i favori di chi gioca in casa, si è spento sessione dopo sessione, entrando in una preoccupante spirale depressiva. Un lontano parente del Leclerc del 2019, ma anche di quello che fino alla metà dello scorso anno si affannava per tenere la coda di Verstappen. Le voci sull’approdo di Hamilton (7) non fanno certo bene, ma non si capisce perché l’inglese debba preferire il gamberetto rampante a una stella a tre punte che si sta costantemente dimostrando terza forza del mondiale. Certo è che, tra le due squadre, quella che promette di poter arrivare più velocemente ai livelli della Red Bull è proprio la Mercedes. Ma ci vorrà molto tempo, e soprattutto la capacità di raccogliere quelle piccole briciole che Verstappen inevitabilmente lascerà cadere lungo il percorso. 

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