In un weekend spagnolo ampiamente dominato, a Max Verstappen non poteva mancare il giro veloce. Per questo, a pochi giri dalla fine, con in mente l'obiettivo del Grand Chelem, l'olandese chiede al suo ingegnere quale fosse il tempo da battere per conquistare il punto extra, e Lambiase gli risponde "1.16.666", in quel momento in mano a Perez, subito dopo però aggiunge un dettaglio via radio e gli sconsiglia di provare l'hot lap, in quanto il pilota aveva già sulle spalle una bandiera bianca e nera per aver superato i track limits. Una penalità di 5 secondi non avrebbe cambiato il risultato finale, ma in casa Red Bull non volevano rischiare.
Tuttavia, il campione del mondo in carica non ascolta il suo ingegnere e spinge la vettura fino a ottenere il tempo di 1.16.330, che gli vale il punto addizionale. Dopo questo, Lambiase si apre ancora spazientito in radio affermando: "Ok, adesso riesci a finire la gara stando dentro le linee bianche?" al che il pilota risponde con un semplice: "Sì, sì".
Nonostante non abbia rispettato gli ordini, nel suo lato del box nessuno si è alterato. Anzi, Helmut Marko ha persino detto a ORF: "Non possiamo essere arrabbiati con Max. Noi eravamo meno preoccupati degli spettatori. Le sue gomme erano persino meglio di quelle di Checo quando quest'ultimo ha fatto il giro veloce. Nella sua posizione di solito non prendi rischi, ma come biasimarlo". Anche lo stesso Verstappen ha poi dichiarato: "Loro non sanno che ritmo posso avere quando mi dicono di non provare il giro veloce, ma io mi sentivo di poterlo fare".
Questa situazione non può che richiamare alla mente l'episodio che invece si è visto in casa Ferrari, quando Leclerc, per l'ennesima volta, ha avuto uno screzio con il suo ingegnere via radio. Come già raccontato, prima dell'ultima sosta il monegasco chiede di montare le gomme soft, ma in risposta Marcos gli dice che loro pensano di andare con la gomma dura. In un primo momento sembra che gli uomini della Rossa stiano pensando sul da farsi, ma non appena il numero 16 taglia l'ingresso della pit lane, gli viene comunicato che gli verrà montata la gomma hard. Da lì in poi il ferrarista inizierà un silenzio che finirà solo al termine della gara.
Più volte diversi giornalisti hanno sottolineato come i piloti del Cavallino non possono permettersi di simili atteggiamenti, pena una gogna mediatica infinita. Eppure, non si può non notare la differenza di atteggiamento: da un lato c'è Verstappen leader della sua squadra, come si addice ai campioni del mondo, che si può prendere la libertà di seguire quello che sente nella vettura, ignorando le disposizioni del suo muretto, consapevole forse anche del fatto che nessuno lo metterà in croce. Dall'altra invece c'è Leclerc, apparentemente succube delle decisioni dei suoi ingegneri, che non viene nemmeno ascoltato.
C'è da dire che la squadra, come confermato da Vasseur nel dopo gara, deve lavorare soprattutto sulla inconsistenza delle prestazioni della SF-23 ed ha bisogno di raccogliere più dati possibili in condizioni diverse. Come la telemetria ha poi dimostrato, l'ultimo stint di Leclerc con gomme dure non è stato affatto male mentre il primo a parità di gomme, ma con maggiore carico di benzina, è stato un incubo. Con così pochi test a disposizione dei team, ogni occasione per fare prove comparative è da sfruttare, tanto più in una giornata in cui per il monegasco non c'era praticamente nulla in palio, difficilmente infatti Leclerc avrebbe potuto recuperare un'ulteriore posizione che gli avrebbe consentito di conquistare una zona punti montando gomme soft. Meglio accumulare esperienza sui nuovi aggiornamenti e tentare di risolvere il più grande problema della Rossa. Rimane il problema di fondo di una comunicazione carente tra il muretto e Charles, frutto probabilmente del momento di difficoltà che sta affrontando la Ferrari, ma le colpe non sono da attribuire completamente ad una sola delle parti.
Foto interna twitter.com
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